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venerdì 3 aprile 2015

Tasting night

Qualche settimana fa ricevo la chiamata di un caro compagno di degustazioni che mi propone di organizzarne una in maniera estemporanea nel giro di pochi giorni. Ovviamente trattasi di degustazione chiuse e non aperte al pubblico. A volte decidiamo a piori di concentrarci su uno stile di provarne varie interpretazioni, ma non è il caso di questa volta. Creatività al comando.
Così dopo un paio di chiamate ci si organizza. La modalità è semplice: ognuno porta qualche birra. Nulla di più facile per il più classico dei beer sharing come direbbero negli ambienti di beernerd/beergeek.
Io adoro queste occasioni. Sono un momento oltre che di crescita e di confronto, anche di divertimento. Ognuno poi ci tiene a fare bella figura, difficilmente si portano fondi di cantina insomma.
In questa occasione abbiamo anche deciso di non svelare agli altri le birre che avremmo portato.


Siamo partiti da birre italiane, pugliesi per la precisione.
Abbiamo quindi stappato una November Ray del leccese B94, per poi proseguire con una batteria di Birranova. Della serie limitata Why not non mi ha lasciato grosse emozioni la Check Point, mentre la Smoked Revolution aveva un bel naso affumicato e ci ha regalato una buona bevuta.
Terza ed ultima creatura di Birranova é stata la Negramara Extra, pluripremiata Strong Ale, ovviamente dal buon contenuto alcolico (8º). Malto tostato e note di caramello al naso che vengono bilanciate in bocca da una buona luppolatura.
Ci prendiamo una pausa per gustare un bel tagliere di salumi misti. Iniziamo a sconfinare i territori nazionali.
Spunta così una birra del birrifico americano Dogfish Head. Sam Calagione, istrionico birraio della Dogfish, ha condotto un programma su Discovery Channel chiamato Il Boss Della Birra. Poche puntate ma molto divertenti, incentrate su diverse produzioni particolari del birrificio americano.
Dicevo della Raison d'Etre, una Belgian Strong Ale con aggiunta di zucchero di canna e uva passa, presente in Italia ormai con discreta regolaritá. Quando la assaggiai anni fa non mi fece una grandissima impressione.
Stavolta invece la storia è stata diversa. Bel naso complesso con frutta sotto spirito, uvetta e datteri, ma anche toni caramellati e maltati. In bocca ha un corpo medio con una buona carbonatazione. Bevuta piuttosto dolce che verso la fine regala una leggera nota amara. Ottima bevuta, segno che una birra va bevuta sempre più di una volta, a prescindere da come sia andato il primo appuntamento con lei. Ed è una cosa che sostengo da quando ho iniziato a muovermi in questo mondo.
A questo punto iniziamo con i botti finali. Esce fuori una delle ultime meravigliose creazioni di Valter
Loverier. Si tratta della Serpilla della serie Saison de L'Ouvrier di LoverBeer. Una serie di saison che prendono vita dall'uso di lieviti isolati dalla BeerBera, un altro capolavoro acido firmato LoverBeer, prodotta con mosto d'uva Barbera e conseguente invecchiamento in botte. La Serpilla vede la luce la scorsa primavera e prevede l'impiego di timo serpillo.
Livrea dorata ornata da un elegante cappello di schiuma bianca, compatta e cremosa. Al naso è molto complessa. Si distinguono nettamente note aspre di uva ed agrumi, ma anche acide (lattico). La presenza del timo è evidente all'esame olfattivo, ma non disturba, anzi ne dona una piacevole nota fresca che ben si mescola con il resto dell'aroma. In bocca l'acidità è marcata ma  per nulla tagliente. Acidità che viene affiancata dall'asprezza degli agrumi e da lievi accenni di frutta dolce che ne bilanciano la bevuta. Il timo esce sul finale rendendo ancor più fresca la bevuta donandole un carattere quasi balsamico. Corpo snello e buona carbonatazione ne aumentano il potere dissetante in maniera vertiginosa. Ennesima grande creazione per un birrificio che fra gli italiani mi regala sempre e solo grandi emozioni.
Ripresi dalla fase di trance regalata dalla LoverBeer, salgo in cattedra io e decido di spolverare un'assurda creazione del birrificio canadese Le Trou du Diable. Birrificio arrivato in Italia dopo anni di latitanza in autunno e di cui ho bevuto quasi tutta la gamma portata ad EurHop in ottobre. Il mio contributo alla tasting night infatti viene direttamente da quel contesto, avendo acquistato la bottiglia allo stand del birrificio.
In Italia gira ancora qualcosa ma con prezzi fuori di testa a mio modesto avviso...
La birra in questione è L'Ours. Si tratta di un vero e proprio progetto che prevede un blend di saison di
annate differenti che sono state invecchiate in botti che hanno contenuto cabernet, syrah oppure banyuls. L'assemblaggio prevede generalmente un 20% di birra invecchiata e un 80% di birra giovane. La particolarità di questo progetto è che ogni assemblaggio è diverso dall'altro, regalando quindi di volta in volta sfumature diverse. La mia bottiglia proviene dall'assemblaggio n.4. Come consuetudine del birrificio, etichetta bellissima che raffigura appunto un simpatico orso.
Bel colore giallo paglierino (la foto non rende) leggermente velato. Nuovola di schiuma bianchissima e di buona persistenza. Naso intrigante. Magnifico. Acidità e note citriche, poi sentori tipici delle produzioni acide più estreme, quindi muffa, cantina e sudore. In bocca guizza via con un corpo snello sostenuto da una vivace carbonazione che tuttavia non eccede nella sua esuberanza. Leggerissimo attacco dolce di frutta gialla poi virata immediata verso territori acidi e citrici, uva spina e limone. Componente legnosa che emerge in secondo piano e ci accompagna verso un finale lungo e rinfrescante, Grandissima birra anche questa, certamente non adatta agli avventori che non ne apprezzerebbero il potenziale immenso. Per me si presta bene all'invecchiamento ma tenerla chiusa fino ad ora già mi è sembrato uno sforzo disumano.
Così decidiamo di terminare l'ennesima tasting night molto soddisfatti, sempre in attesa di altre serata come questa dove l'atmosfera godereccia del buon bere e della buona compagnia si mescola a pennello con dettagli più tecnici sulle bevute.
Cheers!

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