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sabato 28 marzo 2015

La prima sorsata

La prima sorsata di birra.


È l'unica che conta. Le altre, sempre più lunghe, sempre più insignificanti, danno solo un appesantimento tiepido, un'abbondanza sprecata. L'ultima, forse, riacquista, con la delusione di finire, una parvenza di potere... Ma la prima sorsata! Comincia ben prima di averla inghiottita. Già sulle labbra un oro spumeggiante, frescura amplificata dalla schiuma, poi lentamente sul palato beatitudine velata di amarezza. Come sembra lunga, la prima sorsata. La beviamo subito, con un'avidità falsamente istintiva. Di fatto, tutto sta scritto: la quantità, né troppa né troppo poca che è l'avvio ideale; il benessere immediato sottolineato da un sospiro, uno schioccar della lingua, o un silenzio altrettanto eloquente; la sensazione ingannevole di un piacere che sboccia all'infinito...



[La prima sorsata di birra. E altri piccoli piacere della vita. - Philippe Delerm]

lunedì 23 marzo 2015

Temperature di servizio

L'articolo di oggi è dedicato alle temperature di servizio della birra.
Non so cosa accade nei locali delle vostre città ma nelle mie zone spesso e volentieri c'è la malsana abitudine di servire le birre ghiacciate. Tralasciando gli effetti poco sani di bere liquidi ghiacciati, questa è un'abitudine totalmente errata! Se può andare bene (??) per la birra industriale io questo non lo so. Ma per quella artigianale è una vera e propria condanna a morte!

giovedì 19 marzo 2015

Nera di Troja

Oggi ritorno a parlare del birrificio Ebers, sito a Foggia. Birrificio che nel giro di circa un anno ha sfornato non solo ottime birre base (una blanche, un'american pale ale e una belgian blond ale), ma ha avuto il coraggio di proporre birre più ricercate e complesse. Coraggio ma anche consapevolezza dei propri mezzi sono stati gli ingredienti che hanno spinto il mastro birraio Michele Solimando a sperimentare l'affinamento in botti. Il passaggio in botti esauste infatti dona un nuovo vigore e carattere alle birre. Il legno contiene sostanze chimiche che durante la maturazione e il contatto con la birra ne determinano delle note legnose e altre sfumature. La lignina ad esempio a lungo andare dona piacevoli note di vaniglia. La porosità delle botti poi, fà si che la birra stia a contatto con l'aria attivando il processo di ossidazione che ovviamente deve essere tenuto ben a bada per evitare spiacevoli sorprese. Ancora, nelle botti vi è una presenza sterminata di microrganismi (lieviti selvaggi in primis) che regalano un ampio spettro olfattivo e gustativo che può risultare gradevole o meno.
A conferma del forte legame territoriale che Michele vuole imprimere in maniera netta alle sue creazioni, è stata scelta una botte che ha contenuto in precedenza un'eccellenza pugliese, il Nero di Troia. La barrique in questione proviene dalle cantine "Le Terre del Catapano" di Troia (Fg) di Mario Ciarmoli. La base prescelta per l'affinamento durato tre lunghi mesi è stata quella della Winters, old ale di cui vi parlai in questo articolo.
 Nome che non lascia spazio ad interpretazioni: Nera di Troja. Elegante etichetta in sughero e solita grafica pulita e diretta, come consuetudine del birrificio. Lievemente più alcolica (8,5°) della Winters si presenta con un colore bruno scuro con riflessi rubino. La componente vinosa già si avverte al naso, con un fruttato elegante, amarena su tutto ma anche altri frutti a bacche rosse.
In bocca ha un corpo medio, una carbonatazione lieve che tiene benissimo a bada i caratteri acidi più marcati. Ancora amarena e nette note vinose, con l'asprezza tipica del Nero di Troia. L'elevata tannicità del vino è magnificamente tenuta imbrigliata e i lievi sentori legnosi la fanno sconfinare nei territori dei vini sherry.
Si congeda con una lieve nota di mandorla amara, reminescenza della birra di partenza.
Creazione molto complessa e riuscita benissimo, a mio modo di vedere, che vuol essere l'anello di congiunzione fra il mondo della birra pugliese con quello del vino pugliese.
Da bere rigorosamente a temperatura di cantina, dopo cena accompagnata da una tavoletta cioccolato fondente.
Perfetta da sola o in compagnia di un sigaro....
Cheers!

venerdì 13 marzo 2015

Roba da beernerd: Omnipollo

L'articolo di oggi è interamente dedicato alla beerfirm svedese Omnipollo.
Cosa vuol dire beerfirm? Brevemente...s'intende un produttore che non possiede un proprio impianto produttivo ma si rivolge ad altri birrifici per creare le proprie birre. Generalmente ci si presenta con una propria ricetta e la si esegue presso quell'impianto. Ci sono invece anche casi in cui sia la ricette che tutto l'iter produttivo viene seguito dal proprietario dell'impianto affittato, che di fatto diviene quindi, il creatore della birra.
Qualcuno storce il naso in quanto vede la cosa come un espediente per evitare un grosso investimento, quale l'avvio di un vero e proprio birrificio. Vero in parte. La mia posizione? A me interessa ciò che ho nel bicchiere. Che sia stato bravo il committente o chi ha materialmente eseguito la ricetta, poco importa. La cosa che invece mi interessa è che non vi sia poca chiarezza nelle informazioni in etichetta. Se produci presso terzi, io devo leggerlo in etichetta.
La storia di Omnipollo parte nel 2010 a Stoccolma, dall'homebrewer Henok Fentie. La parte grafica viene curata Karl Grandin.
Nel giro di pochi anni la beerfirm svedese è diventata una vera e propria star fra i rater scandinavi e fra i beernerd incalliti.
Generalmente per le sue produzioni si appoggia al famigerato De Proef, che già ha fatto le fortune della beerfirm più famosa al mondo: Mikkeller. Non disdegna ovviamente di brassare altrove o imbastire vere e proprie collaborazioni.
Nel corso degli anni ho avuto modo di assaggiare quasi tutte le produzioni arrivate in Italia e devo dire che la mano di Henok è abbastanza distinguibile. Lo dico in quanto ho bevuto anche birre non prodotte da De Proef...

lunedì 9 marzo 2015

Cosa ho bevuto durante la Settimana della Birra Artigianale

Settimana pesante quella appena passata.
Pesante per il mio fegato si intende.
Di eventi nella mia zona ce ne sono stati pochi in verità, ma non per questo non si è bevuto bene e tanto.
Vi presento quindi la mia top 3 delle bevute durante la Settimana della Birra.



martedì 3 marzo 2015

Birra e cucina: abbinamenti random #4

Era da tempo che volevo riprovare in bottiglia qualche creazione del birrificio tedesco Freigeist Bierkultur dopo averne bevuto qualcosa ad Eurhop in ottobre.
Si tratta di una beerfirm impegnata principalmente a recuperare gli antichi e dimenticati stili tedeschi con ovviamente personalizzazioni del caso. Sono riuscito a rimediare quindi le due gose prodotte, una con mele cotogne e una al rabarbaro.