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martedì 9 febbraio 2016

A tu per tu con...Marco Tripisciano di Mondo Birra

"L'uomo che non si preoccupa della birra che beve, potrebbe anche non preoccuparsi del pane che mangia..."
Musica e parole (vista la concomitanza con l'inizio di Sanremo XD ) di Marco Tripisciano.
Marco ha iniziato a preoccuparsi di birra ben 15 anni fa, quando l'Italia era ai primordi birrari.
Appena accesa l'inesauribile fiamma della buona birra, Marco ha iniziato ad alimentarla a suon di bevute in giro per l'Italia.
Era il 2003 quando ha deciso di mettere in piedi un sito, Mondo Birra, interamente dedicato a questa bevanda. Un sito che ancora oggi risulta essere una delle fonti principali per appassionati ed avventori.
Una raccolta di informazioni, segnalazione di eventi e persino una sezione dedicata ai vari beershop sparsi per lo Stivale. Un lavoro encomiabile che lo ha portato a diventare uno dei punti di riferimento per la divulgazione della birra artigianale italiana.

Con Marco ho scambiato quattro chiacchiere coinvolgendolo nell'appuntamento di febbraio con la rubrica "A tu per tu con...".
Scoprite cosa ci siamo detti.


Ciao Marco, benvenuto su Diario Birroso. Chiunque inizi ad interessarsi alla birra artigianale in maniera seria, prima o dopo approda sul tuo sito, Mondo Birra, che instancabilmente da tredici anni aggiorna gli appassionati su tutto ciò che ruota attorno alla birra artigianale italiana! Anche io quando ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo ho trovato molte risposte in Mondo Birra! Come ti è nata l’idea di aprire un sito interamente dedicato alle birre?
A quel tempo, credo per caso, mi capitò di trovare un newsgroup, molto utilizzato al tempo, it.hobby.birra. Già
da qualche settimana mi era capitato di conoscere al cune birre, e il web stava crescendo. Cominciando a cercare dei punti di informazione, cominciai a trovare il sito di Max Faraggi che rappresenta un vero e proprio precursore dell’informazione birraria sul web in italiano. Cominciai quindi a capire che mancava al tempo un punto di raccolta di info che fosse più trasversale, che raccogliesse quante più informazioni. Creai una prima versione di un sito web, e cominciarono ad arrivare le prime e-mail di richieste di informazioni. Capii che forse dovevo fare di più. Da lì nacque il sito che voleva essere lontano da ogni riferimenti commerciale, ovvero parlare di tutti senza essere legato a nessuno, e tutt’oggi è il primo cruccio, mai legarsi a nessuna associazione o produttore, per poter essere libero di parlare di chiunque.
Diversi anni fa su Gambero Rosso Channel andava in onda un programma davvero interessante chiamato “A tutta birra”. In una puntata ne hai preso parte anche tu, portando uno spaccato del tuo mondo. Era il 2006 e raccontavi che i microbirrifici italiani erano poco più di un centinaio. Che effetto ti fa vedere che oggi la soglia ha sfondato quota 1000? Si beve meglio oggi o le certezze in termini qualitativi restano ancora molto poche?
Come sai bene Giuseppe, il numero è teorico, i birrifici con impianto superano poco più della metà di quel numero, considerando anche quelli che poi hanno chiuso. Qualche tempo fa mi stupivo ancora della fase di crescita di quel valore, ma come mi disse alcuni anni fa un birraio toscano, che lavora nel Chianti, “vedi Marco in questa zona ci sono oltre 400 aziende vitivinicole, e lavorano tutte col vino, tu pensi davvero che qualche centinaio di produttori italiani sia un numero enorme?” Ancora penso a quella frase e questo birraio che tra l’altro è anche molto bravo mi fece capire che avevamo una prospettiva troppo piccola. Ovviamente bisogna curare sia il mercato italiano e estero, altrimenti è dura. Io credo una cosa in particolare, oggi che continuo a girare l’Italia per lavoro trovo sempre più birra artigianale italiana di 10 anni fa, al tempo se ne trovavano raramente e magari le stesse. Oggi c’è più scelta, gli stili sono davvero tanti, forse difficili a volte da associare ad un produttore, e a me sembra che la qualità media sia più alta del passato, soprattutto per quei birrifici e quei birrai che utilizzano i festival per scambiarsi idee e cercare di crescere, che effettuano collaborazioni e visitano per studio anche i birrifici stranieri. Sull’aspetto qualitativo va ricordato che quando si leggono i commenti, magari sui social, bisogna prendere la tara dai commenti strumentali e legati alla distribuzione da quelli spassionati e senza secondi fini. Io preferisco farmi un’idea da solo, sono oltre 15 anni che bevo birra artigianale, e credo di aver una buona esperienza per individuare almeno alcuni difetti. Non sono un tecnico, e lascio gli aspetti tecnici a chi ha avuto la fortuna di avere il tempo da dedicare a questo esercizio o magari ha avuto la fortuna di studiare l’argomento. Certo è che oggi un birrificio con un ufficio di controllo qualità e dei processi è da considerare più al passo col tempo. Poi intendiamoci, sempre di birra artigianale si tratta, non si può certo pretendere che sia tutto sempre identico, altrimenti è meglio tornare a certe produzioni industriali…
Quale è stata la birra che ti ha fatto scoccare la scintilla per la birra artigianale?
La Chimay, tanti anni fa mi fece capire che di birra non capivo proprio nulla. Mi aprii un mondo, divenne la mia gateway beer, da allora cominciò la mia curiosità per la birra, anzi parafrasando il mio maestro Kuaska, le birre. Da allora leggendo scoprii di avere dei birrifici non tanto lontani. All’epoca vivevo ancora in Sicilia e conobbi un birrificio artigianale palermitano. Assaggiai quella birra e anche lì un salto triplo, Da allora non ho mai smesso e ti confesso, che la Chimay rimane (in tutte le sue declinazioni) sempre un punto fermo che almeno una volta l’anno cerco di bere, ma le birre italiane sono diventate il mio cruccio. Di birre straniere ne abbiamo tante, ma di birre artigianali italiane, così particolari e ricercate ce ne sono in gran quantità e mi sembra giusto dare spazio e valore alle iniziative artigiani italiane che con così tanta fatica e sacrificio si affacciano in questo ormai difficile mercato.
Tu sei giurato al concorso Birraio dell’Anno, ideato da Fermento Birra. Come tutti sappiamo, per il primo anno è stata inserita la categoria emergenti. E come ogni concorso, anche Birraio dell’Anno offre ad appassionati e semplici curiosi di scambiare battute e scambi di vedute sulla classifica finale (hanno trionfato Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani di MC77). Giacchè la birra è prima di tutto condivisione e gioia, tu hai colto la palla al balzo mettendo d’accordo tutti ed inventandoti una serata che coinvolge tutti i partecipanti di questa nuova categoria. Parlaci di questa serata in programma venerdì prossimo al Buskers Pub di Roma.
Quella sera purtroppo non potevo essere a Firenze. Ma grazie a mille strumenti social a disposizione oggi, e grazie a dei cari amici che ringrazio ancora e che quella sera mi fornivano foto e risultati in diretta (Luca Galuzzi, Gianni Boscherini, Fabrizio Moi,Giacomo Anania, Francesca Morbidelli, Marco Muffolini e Giovanna Cimignolo) ho avuto la possibilità di fornire informazioni in diretta a tutti coloro che non potevano essere a Firenze, in un evento che a detta di tutti è stato un trionfo di comunicazione e di qualità. Leggendo le prime reazioni al risultato (1.MC 77, 2.Birrificio Argo, 3.Hop Skin, 4.Vento Forte, 5.Birra Elvo - ndr), si intuiva, come a Sanremo, che le nuove proposte, ovvero gli Emergenti, fossero più discussi e commentati dei Big. Il giorno successivo scrissi su Facebook che chi avesse creato una serata assicurandosi, laddove possibile, tutti o quasi e 5 i birrai emergenti, avrebbe davvero fatto la cosa giusta, anche per dare il giusto valore a questo risultato e permettere a tanti italiani di bere le birre finaliste, che non sempre sono scovabili in tutto lo stivale. Io ho avuto la fortuna negli anni di berle o presso i birrifici o in giro per locali, ma credo che una serie di eventi itineranti dedicati agli emergenti sia la cosa giusta da fare. E il primo a credere a questo progetto è stato Mirko Caretta, gestore sia di uno dei primi beershop nati a Roma, il Bir&Fud Bottega che del Buskers Pub e ideatore della beer firm Buskers Beer. L’idea è quella di poter incontrare questi ragazzi provenienti da tutta Italia, farli conoscere e gustare le loro birre, sono quelle che alla fine parleranno per loro. Sono onorato dell’invito di Mirko a condurre la serata e credo che chi verrà, si divertirà, del resto la Birra Artigianale italiana ha questa dote, aggrega, rende socievole una serata e ci fa stare in compagnia.
Bene allora, l'imperdibile appuntamento con la serata EMERGENTI DI CLASSE 2016 è per venerdì 12 febbraio 2016 al Buskers Pub di Roma.
Trovate tutte le info a questa pagina.
Ringrazio Marco per la piacevole chiacchierata...ci si vede in giro a bere!

(credits foto: google immagini)

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