Diritto d'autore..questo sconosciuto
Carissimo visitatore, sono felice che la tua passione birrosa ti abbia portato su questo portale.
Augurandoti una buona navigazione, ti avverto, tuttavia, che è severamente vietato effettuare il "copia ed incolla" di un articolo o parti di esso.
Di fronte a tali comportamenti,privi di citazione, sarò costretto ad agire per vie legali contro coloro che non rispettano il sacro diritto d'autore..birrai e fruitori.

Translate

no copia/incolla

giovedì 9 giugno 2016

Ballast Point: Sculpin IPA vs Grapefruit Sculpin IPA

Paradigma di cosa voglia di dire fare un'IPA negli States. Approda su Diario Birroso il mitico birrificio Ballast Point con la sua punta di diamante: la Sculpin IPA e la sorella Grapefruit Sculpin.

Sculpin, un tipo di pesce osseo appartenente alla famiglia dei Cottidae e diffusi prevalentemente nei mari e negli oceani dell'emisfero boreale, spacialmente nell'Oceano Pacifico. Hanno occhi grandi che sporgono sul profilo sul profilo dorsale del capo. Sulle pinne sono presenti degli aculei velenosi che provocano un forte bruciore. Non ho trovato grosse informazioni in merito alla commestibilità di questo pesce nonostante dalla Ballast Point fanno sapere che la carne di questo animale è molto prelibata. La specie raffigurata nella celebre etichetta dovrebbe portare il nome di Psychrolutidae. Come detto in questa occasione, è sempre emozionante trovarsi a stappare una birra la cui etichetta campeggia sull'header del blog!
Ballast Point: Sculpin IPA vs Grapefruit Scalpin IPA

Finita la lezione di ittiologia, parliamo un pò di birra adesso però, e andiamo a scoprire la storia di Ballast Point, un progetto partito nel lontano 1992 a San Diego in California. Qui, Jack White si lasciò conquistare dal fascino dell'homebrewing a tal punto da aprire un piccolo negozietto di materie prime per questo hobby., l'Home Brew Mart (qui trovate anche qualche ricetta realizzata dai due birrai). Nel retrobottega era solito sperimentare le proprie creazioni in compagnia del cliente, poi divenuto compagno di affari, Yusseff Cherney. Ballast Point Brewing vede la luce nel 1998 e le birre sono un successo clamoroso. Nel 2004 ampliano il loro impianto e danno il benvenuto a bordo a Colby Chandler, ex presidente della San Diego Brewers Guild, che fra le altre attività era anche l'organizzatrice della San Diego Beer Week. Nel corso del tempo il successo aumenta vertiginosamente e la produzione si arricchisce di spirits di vario tipo. Il birrificio ha regalato al mondo perle brassicole del calibro della Victory at sea oltre che appunto della Sculpin IPA. Sterminata la gamma produttiva che copre la maggioranza degli stili brassicoli con particolare predilezione per le birre luppolate. Ma come potrebbe essere altrimenti trovandosi a San Diego?!
A fine anno passato, il birrificio viene totalmente rilevato dal colosso Constellation Brands, come vi dissi in questo articolo; facendo precipitare l'appeal per i puristi del settore. Attualmente il presidente e CEO è Jim Buechler.
Come detto in quella occasione, io tendo sempre a far parlare il bicchiere ed eccomi qui a stappare e parlare delle loro birre.
Arrivano in Europa col contagocce oppure con trattamenti non proprio privilegiati, credo che in Italia invece nessuno le abbia mai importate. Ho avuto la possibilità di prenderne qualche esemplare assicurandomi su data di imbottigliamento e modalità di trasporto.
Sette gradi alcolici, 70 IBU (per gli amanti dei numeri) e ben quattro versioni diverse! La classica, la Grapefruit con pompelmo, la Pineapple con aggiunta di succo di ananas, e la Habanero realizzata con l'omonimo peperoncino.


Ballast Point Sculpin IPA Grapefruit Scalpin IPA birra blog birra artigianale recensione diario birroso
Sculpin IPA
Stappo prima la Sculpin IPA che si presenta con un bel colore arancio limpido e una schiuma bianco sporco di ottima persistenza! Il naso non è certamente l'esplosione tanto decantata, ma questo lo avevo ampiamente previsto ben prima dell'acquisto. E' comunque una birra che viene dall'altra parte del globo! Nonostante la media intensità olfattiva offre spunti interessantissimi di frutta, in modo particolare albicocca, melone retato e mango. Un lieve accenno citrico, di scorza di lime. La cosa che colpisce è l'estrema pulizia ed eleganza degli elementi. In bocca le cose cambiano e pur mantenendo un profilo basso e non del tutto esplosivo regala una grande bevuta. Su un letto di miele e lieve biscotto si stagliano piano piano le amarezze dai toni citrici e fruttati che vanno a fare da contrappeso al dolce che rimanda all'albicocca avvertito in fase di inizio bevuta. Allegra la carbonazione e il corpo scattante rendono l'appuntamento col bicchiere davvero piacevole. Finisce amara con note di mango, ananas e pompelmo. Promossa a pieni voti.
Ballast Point Sculpin IPA Grapefruit Scalpin IPA birra blog birra artigianale recensione diario birroso
Grapefruit Sculpin
Andiamo a vedere la sorellina Grapefruit, che come detto parte dalle stesse basi per arricchirsi di succo di pompelmo. Il colore è praticamente identico, con qualche riflesso arancio carico più marcato (dalla foto sembra il contrario, lo so, ma fidatevi). E' al naso che le cose cambiano decisamente. Nettissimo l'aroma di pompelmo ed arancia rossa che spiccano a sfavore delle altre note fruttate. In bocca segue la stessa linea, con una buona carbonazione e le note di pompelmo presenti in maniera abbastanza decisa. Chiude amara con una bella nota fresca citrica. Meglio della sorella che aveva perso per strada qualche elemento olfattivo di troppo.
Birre decisamente buone, anche bevute a migliaia di km di distanza. Resta sempre il fatto che per assaggiarle al top della forma è necessario prendere l'aereo! 

Quando si parla di birra artigianale venduta all'industria si tende a demonizzare la cosa. Io sono il primo, non lo nego. E' una cosa che non mi piace e mi lascia sempre un velo di tristezza, quasi arrendevolezza e resa da parte della buona birra davanti ai soldi e al potere dell'industria. Ma alla fine è sempre il bicchiere che deve dire la sua, e stavolta il bicchiere mi ha parlato di ottime birre, lontane forse dalla forma migliore, lontane forse dalle loro versioni pre-acquisizioni (è tutto da dimostrare), ma anche lontane da molte birre italiane ed europee indipendentissime e fresche di 10 giorni.
Cheers!

2 commenti:

  1. onore al merito, carissimo! Mi sto scolando la grapefruit sculpin e mi pare molto, molto buona. E' quasi come se il pompelmo fosse un po' "in lotta" con l'amaro dell'ipa! Davvero niente male. E complimenti per la tua recensione

    RispondiElimina