Abbiamo degustato in parallelo ben cinque gueuze dei migliori produttori belgi. Ne è venuta fuori una degustazione interessante e godibile oltre che altamente didattica.
Qualche settimana fa ho colto l'invito di Edoardo, proprietario del mio beershop di fiducia Amarillo34, ad organizzare una degustazione in parallelo di diverse gueuze.Non ho certo perso questa occasione e presto detto abbiamo recuperato 5 gueuze, fra i migliori esponenti attualmente disponibili sul mercato. Tre produttori veri e propri: Cantillon, 3 Fonteinen e Boon, e ben due assemblatori; Hanssens e Tilquin.
Prima di iniziare a riportarvi le mie impressioni, giova fare un brevissimo passo indietro.
Tutto inizia con il lambic, forma primordiale di birra, incardinata in maniera imprescindibile nel suo territorio di appartenenza, il Pajottenland, zona del Belgio nei dintorni di Bruxelles.
La tradizione e il forte legame di appartenenza con il passato, nella produzione del lambic è tutto!
Un disciplinare da seguire pedissequamente, senza possibilità di scorciatoie moderne. Una percentuale di frumento non maltato (30%), luppolo vecchio di circa 3 anni (surannè), raffreddamento in vasche aperte, riposo in botti per svariati mesi. Tutto è disciplinato qui.
Dal lambic vedono la luce altre tipologie, che prevedono diverse metodologie produttive: lambic alla frutta (kriek e framboise sopratutto), e faro, lambic a cui viene aggiunto dello zucchero al momento della mescita (almeno tradizionalmente era così). La terza strada nata dal lambic è quelle delle gueuze (oude gueuze), ossia l'assemblaggio di lambic di diversi anni che attiva la successiva rifermentazione in bottiglia.
Paradossale è la mutevole storia di questa produzione, che probabilmente deve il proprio nome dal termine gueux, ossia pezzente; in quanto era molto diffusa fra il ceto meno abbiente, rispetto invece al vino che era di esclusivo appannaggio della popolazione più ricca. Dicevo paradossale, in quanto oggi reperire degli ottimi esemplari vuol dire un esborso economico non indifferente.