Diritto d'autore..questo sconosciuto
Carissimo visitatore, sono felice che la tua passione birrosa ti abbia portato su questo portale.
Augurandoti una buona navigazione, ti avverto, tuttavia, che è severamente vietato effettuare il "copia ed incolla" di un articolo o parti di esso.
Di fronte a tali comportamenti,privi di citazione, sarò costretto ad agire per vie legali contro coloro che non rispettano il sacro diritto d'autore..birrai e fruitori.

Translate

no copia/incolla

lunedì 26 giugno 2017

Gueuze a confronto. Hanssens, Tilquin, Boon, 3 Fonteinen, Cantillon.

Abbiamo degustato in parallelo ben cinque gueuze dei migliori produttori belgi. Ne è venuta fuori una degustazione interessante e godibile oltre che altamente didattica.

Qualche settimana fa ho colto l'invito di Edoardo, proprietario del mio beershop di fiducia Amarillo34, ad organizzare una degustazione in parallelo di diverse gueuze.
Non ho certo perso questa occasione e presto detto abbiamo recuperato 5 gueuze, fra i migliori esponenti attualmente disponibili sul mercato. Tre produttori veri e propri: Cantillon, 3 Fonteinen  e Boon, e ben due assemblatori; Hanssens e Tilquin.
Prima di iniziare a riportarvi le mie impressioni, giova fare un brevissimo passo indietro.

Tutto inizia con il lambic, forma primordiale di birra, incardinata in maniera imprescindibile nel suo territorio di appartenenza, il Pajottenland, zona del Belgio nei dintorni di Bruxelles.
La tradizione e il forte legame di appartenenza con il passato, nella produzione del lambic è tutto!
Un disciplinare da seguire pedissequamente, senza possibilità di scorciatoie moderne. Una percentuale di frumento non maltato (30%), luppolo vecchio di circa 3 anni (surannè), raffreddamento in vasche aperte, riposo in botti per svariati mesi. Tutto è disciplinato qui.
Dal lambic vedono la luce altre tipologie, che prevedono diverse metodologie produttive: lambic alla frutta (kriek e framboise sopratutto), e faro, lambic a cui viene aggiunto dello zucchero al momento della mescita (almeno tradizionalmente era così). La terza strada nata dal lambic è quelle delle gueuze (oude gueuze), ossia l'assemblaggio di lambic di diversi anni  che attiva la successiva rifermentazione in bottiglia.
Paradossale è la mutevole storia di questa produzione, che probabilmente deve il proprio nome dal termine gueux, ossia pezzente; in quanto era molto diffusa fra il ceto meno abbiente, rispetto invece al vino che era di esclusivo appannaggio della popolazione più ricca. Dicevo paradossale, in quanto oggi reperire degli ottimi esemplari vuol dire un esborso economico non indifferente.


Dopo questo brevissimo ma doveroso cappello introduttivo, mi accingo a descrivervi la degustazione! Quattro amici (ad Edoardo e me si sono aggiunti Giulio ed Augusto, grandi compagni di bevute), cinque gueuze; mancava solo qualche cibo in accompagnamento. Abbiamo così scelto dell'ottimo gorgonzola.
Siamo partiti dalla Oude Gueuze di Hanssens, assemblatore di Dworp. Annata 2016 che presenta allo stappo qualche esuberanza di troppo. Gushing iniziale e necessaria operazione di mescita più rapida per calmare le acque. Il bicchiere si colora di un intenso oro antico, la schiuma non manca visto l'inconveniente iniziale, è fine e di buona persistenza. Al naso in grande evidenza le note aspre (limone, mela verde, uva bianca acerba) e quelle lattiche. In sottofondo si fanno spazio note di polvere, di sudore e di cuoio. La temperatura è quella di cantina, ideale per coglierne tutte le sfumature. Bevuta vivace, con una buona carbonatazione, che si muove lungo le linee citriche/aspre e quelle lattiche, con incursioni in territori off-flavours che rimandano al ferro. Chiude con buona secchezza e un taglio lattico molto marcato.

Proseguiamo la degustazione stappando la Oude Gueuze Tilquin à l'Ancienne della Gueuzerie Tilquin di Rebecq-Rognon a sud-ovest della capitale belga. Qui il colore vira verso l'aranciato, e la schiuma, bianchissima, è fine e di media persistenza. Il naso è caratterizzato da elementi più rustici rispetto alla precedente. Prendono posto la cantina, l'umido e la polvere, affiancate anche qui da note lattiche (meno evidenti) e qualche spunto fruttato. Le bevuta segue questo canovaccio regalando spunti aspri e un finale tagliente e di una secchezza notevole. Gueuze gradevolissima, elegante e dall'alto potere rinfrescante.

Saliamo leggermente di gradazione e andiamo a stappare la Oude Gueuze à l'Ancienne , annata 2014-2015 di Boon, uno dei produttori storici con sede a Lembeek. Bello il colore oro, schiuma anche qui fine, bianca e di buona persistenza. Bouquet olfattivo ben assortito, dove gli agrumi trovano la compagnia del legno, e delle note animali (pollaio, coperta di cavallo). In bocca è la più morbida della combriccola. La componente citrica e lattica viene smorzata da una buona base maltata. E' certamente la meno ostica delle gueuze degustate, ma presenta comunque tratti e spunti di grande  interesse.

La penultima bottiglia è la Oude Gueuze di 3 Fonteinen, assemblatore fra i più apprezzati che di recente ha iniziato a produrre anche, rinnovando altresì anche il comparto packaging/immagine.
Anche qui trova posto un colore che si colloca alle porte dell'oro antico carico. La schiuma è fine, bianca e di media persistenza. Anche qui al pari della gueuze di Hanssens, sono i toni aspri i primi ad apparire all'olfatto: uva spina, limone, mela verde. Poi pelle di salame, sudore e una suggestione di crosta di formaggio. Vivace in bocca, con un leggero avvio dolce che immediatamente lascia il passo alle note aspre e citriche degli agrumi e a quelle lattiche, animali, acidule. Ottima la chiusura secca e rinfrescante per una delle mie gueuze preferite.

Chiudiamo la rassegna con la Gueuze della Brasserie Cantillon, inimitabile simbolo di queste produzioni, nonchè produttore esemplare riconosciuto in tutto il mondo. Anche qui l'esemplare è giovane, e anche qui (ironia della sorta, prima ed ultima bottiglia in degustazione) abbiamo avuto qualche problemino in fase di apertura. In questo caso il tappo di sughero si è spezzato nel momento dell'apertura. Fortunatamente le parte rimasta nel collo è stata recuperata subito dopo, e la birra non ha risentito per niente dell'inconveniente. Esemplare giovane, del dicembre scorso, si mostra con le sue vesti dorate adornate da una schiuma bianca, compatta mediamente persistente. Eleganza e complessità al naso; uva spina, scorza di limone e note lattiche. In bocca stesso copione, asprezza e acidità lattica su una leggera base di frutta esotica (ananas maturo forse). Chiude secca, quasi con suggestioni ematiche/ferrose.

Definite come lo champagne del Belgio, le gueuze sono pietre miliari della storia brassicola mondiale, orgogliosamente custodite nella tradizione e nella storia di questo paese.
Pieter Bruegel il Vecchio nel suo quadro Banchetto Nuziale, ci restituisce uno spaccato della vita dell'epoca, dove il lambic era parte integrante di questa vita.
Birre come queste degustate vanno capite ed apprezzate, non sono adatte ad un pubblico modaiolo e poco accorto; si svilirebbe tutta la magia.
Non avevo mai degustato in serie tante gueuze, è stato un esercizio utile e divertente. Non esiste un vincitore, ogni gueuze è vincitrice a modo suo. Se siete ancora all'oscuro di questo mondo ma avvertite tutto il suo fascino, vi consiglio di regalarvi una gueuze di Boon che fra quelle degustate (e orientativamente anche fra quelle presenti in commercio) è la meno austera; ideale quindi come gateway gueuze.
Il primo assaggio non vi esalterà, non ha esaltato me, non è piaciuto a me nè a tanti altri.
Ma se avrete la pazienza e la voglia di farvi trasportare in questo mondo, non tornerete più indietro.


2 commenti:

  1. francamente se non si conosce e non si capisce di birra, non è obbligatorio parlarne... trovo che un sano silenzio sarebbe meglio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Francamente se non si hanno gli attribuiti per muovere critiche positive o negative, costruttive o distruttive, in maniera identificabile anziché anonima, è preferibile una sana astensione dal commento.

      Elimina