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giovedì 9 febbraio 2017

Fenomeno juicy. Provo a dire la mia.

Articolo interamente dedicato allo stile/non-stile più chiacchierato dell'ultimo anno. Provo a dire la mia alla luce delle cose lette e degli assaggi fatti.

In principio fu John Kimmich di The Alchemist che fece conoscere agli appassionati del New England un nuovo modo di intendere le American IPA. Le sue Heady Topper e Focal Banger restano le testate d'angolo di questa nuova tendenza brassicola.
Proviamo quindi a tracciare un ritratto di queste tipologie di IPA che per ora non sono ancora riconosciute ufficialmente come uno sotto stile ma stanno avendo un grande impatto sull'attuale situazione craft mondiale.
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Le caratteristiche della New England IPA altrimenti dette juicy sono poche ma ben precise: aspetto torbido/lattigginoso che ricorda un succo di frutta quasi (in molti casi questo elemento è portato davvero all'apice), aroma esplosivo di frutta, sopratutto esotica donata dalla pesante luppolatura (anche in dry hopping) ma anche dall'uso di cereali diversi dall'orzo maltato (specialmente l'avena) dalle caratteristiche di un ceppo di lievito (Vermont Ale oppure Burlington ad esempio) che dona note fruttate La somma di tutto è una morbidezza e rotondità al palato dove la componente amara tipica delle American IPA è relegata a ruolo di attore non protagonista.
Se volete cimentarvi nella produzione di questo stile vi consiglio questo articolo  di berebirra oppure questo di Lo-Fi Brews.
Dalle due birre di The Alchemist, considerate l'archetipo di questa tendenza, il mondo craft ha iniziato a produrre juicy estremizzando a volte il profilo.
In quella zona del Vermont tuttavia, due sono i birrifici che più di tutti hanno creato un vero e proprio culto di queste birre: Trillium, fresco vincitore di numerosi premi dal sito di rating Ratebeer, e Tree House. La produzione e la distribuzione delle produzioni di questi due birrifici avvengono con le stesse modalità già utilizzate da molti piccoli birrifici americani; nessuna rete di vendita, ma solo ritiro in loco in giorni prestabiliti e con limite di acquisto per singolo utente. Capite bene che queste modalitò non fanno altro che aggiunger hype e isterismo nella frangia più incallita dei beer geek di tutto il mondo. E pensare che solo un paio di anni fa se al tavolo ci arrivava una birra così torbida l'avremmo mandata indietro fra mille improperi. Come cambiano i tempi...
Nella folle rincorsa all'assaggio di queste birre, i due soli mezzi a disposizione di noi europei quindi sono un viaggio nel Vermont e il trading.


Ho assaggiato troppo poco di Trillium e Tree House per poterle giudicare, ma sono comunque riuscito a farmi un'iniziale idea su questo stile. Il fenomeno juicy è chiaramente esploso anche in
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Europa, sia a livello di produzione che a livello di richiesta da parte degli appassionati. E allora ecco che moltissimi birrifici europei si sono messi alla prova proponendo le loro interpretazioni dello stile.
Fra questi giganteggia il birrificio svedese Stigbergets che ha costruito la sua notorietà e le sue fortune su una particolare birra: la GBG Beer Week 2016, dichiaratamente una New England IPA (forse la prima??). Mi sono innamorato di questa produzione, e da qualche mese a questa parte ne ho sempre qualcuna in frigo pronta da stappare come ho scritto in questo articolo per il sito Portale Birra.
Giallo paglierino chiaramente dall'aspetto torbido, presenta una schiuma bianchissima e cremosa, di buona persistenza. Il naso è un tripudio di frutta esotica: mango, pompelmo, papaya, ananas. Succossima anche in bocca dove unisce una rotondità e una morbidezza palatale ad un'esplosione di frutta. Finisce con un tocco amaro moderatamente secco.
Altro giro, altra corsa e la Amazing Haze sempre del birrificio svedese, si presenta con una veste aranciata opalescente sormontata da una bella schiuma bianco sporco, cremosa e molto persistente. Qui viene fuori maggiormente la parte agrumata, il pompelmo, il litchi e il melone retato. Medesime sensazione boccali, e medesima estrema pulizia, con un finale leggermente più proteso verso l'amaro rispetto alla birra precedente. Terzo esempio proveniente dal birrificio svedese è la Api Lairepmi, una juicy versione imperiale. Otto gradi dichiarati nascosti da un tappeto di frutti tropicali con incursioni citriche e pinose.

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E' sempre svedese l'altro birrificio che ha mosso i primi passi (con grandi risultati) nel mondo delle juicy IPA. Si tratta di Brewski divenuto famoso fra gli appassionati per le sue straordinarie IPA con aggiunta di frutta. Marcus, che ho avuto il piacere di conoscere all'ultimo EurHop, è un tipo che ti travolge con il suo entusiasmo e la sua passione, sempre alla ricerca della birra perfetta e di nuove sperimentazioni. Ne ha realizzate, fino ad ora, già tre: la Stone The Crows in collaborazione con Alefarm. Giallo paglierino decisamente torbido, la schiuma è bianchissima, fine e di ottima persistenza. Al naso spiccano maggiormente le note di pompelmo e maracuja. Anche in bocca segue queste linee, con una carbonatazione più elevata rispetto alle colleghe summenzionate, e un amaro finale davvero intenso, oserei dire estremo. Mi ha convinto molto di più invece la Barbarian, più morbida al palato e con un profilo che si muove fra succoso mango e melone e l'arancia amara.
Arriviamo poi a quella che preferisco maggiormente: la Conan DIPA. Qui saliamo di gradazione attestandoci  sugli otto gradi. La rotondità al palato è maggiore e riesce a nascondere in maniera impeccabile la importante statura alcolica. Davvero una bella birra!

Nel panorama europeo abbiamo assistito ad una sorta di contaminazione, dove buona parte dei
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birrifici si sono o sono in procinto di cimentarsi in una juicy IPA. Penso ad esempio alla sempre fervida scena polacca o anche alla nuovissima The Bastard Princess del danese Amager che tuttavia sembra aver utilizzato un ceppo di lievito differente da quelli summenzionati da me, forse qualche variazione dell'inglese London Ale.
E i birrifici italiani stanno a guardare? Certamente no! Il primo in ordine cronologico è stato il laziale Vento Forte che già dallo scorso ottobre ha iniziato ad interessarsi a questo tipo di produzioni con buoni risultati. Anche il padovano Cr/Ak ha ultimamente lanciato la NEIPA, chiara interpretazione dello stile, che però non ho ancora avuto modo di incrociare.

Insomma questo stile/non-stile è ormai sdoganato e sono certo che nei prossimi mesi vedremo molte più produzioni che si ispirano alle New England IPA.
L'isteria collettiva tuttavia, da parte degli appassionati e di conseguenza dei birrai (e viceversa), spero non porti questo fenomeno all'estremo.
Non vorrei ritrovarmi ad ascoltare assurdità del tipo: "no, questa birra non la bevo perchè è troppo poco torbida". E visto l'andazzo il mio timore non è poi così infondato...
Cheers!

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