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lunedì 12 ottobre 2015

EurHop 2015. Com'è andata. Capitolo Primo: Italia.

Sono vivo.
Ed è già una grande notizia.
L'evento più atteso dell'anno si è concluso e anche quest'anno è meritevole di un adeguato resoconto.
Ho presenziato il venerdì dalle 17 alle 20, e il sabato dalle 14 alle 20.30.
E ho bevuto parecchio.

Ho idealmente diviso il mio report in due capitoli per sviscerare al meglio le varie bevute e sopratutto non annoiarvi troppo.
Il livello di partecipazione è stato elevato, a mio avviso superiore allo scorso anno, parlo di colpo d'occhio. Peccato per il diluvio che ci ha accompagnato per tutta la giornata di sabato creando qualche disguido sopratutto per dove erano posizionati i lavabicchieri. Nulla di irreparabile e certamente era difficile prevedere che sarebbe venuto giù il mondo giusto nei giorni del festival.

Se ancora ce ne fosse bisogno, EurHop mi ha dato conferma che attualmente il livello italiano della birra artigianale è molto alto, al pari dei mostri sacri stranieri.
Ovviamente il mio giudizio è calibrato sullo spaccato vissuto a Roma in questi tre giorni, dove lo staff del Ma Che Siete Venuti a Fà capeggiato da un instancabile Manuele Colonna ha selezionato il meglio che attualmente l'Italia brassicola ha da offrire.


Il fenomeno luppolato in Italia, e sopratutto a Roma, ha preso piede da diversi anni ormai con l'esplosione e il proliferarsi di ipa/american ipa e via discorrendo, generando il fenomeno del "damme la più amara che c'hai" (cit.).
Le derive scandinave fatte di birre con una componente caramellata in grande evidenza pare stia lasciando il nostro paese per far posto ad una new wave che propone birre con un corpo esile e con la componente maltata relegata al ruolo di comparsa. Su tutti hanno spiccato Hammer, la nuova creatura di Marco Valeriani, che dopo aver regalato all'Italia brassicola perle come La Verguenza, si è lanciato nel suo nuovo progetto. La sua profumatissa Wave Runner, prima birra bevuta il venerdì, coniuga un freschissimo naso di pesca ed albicocca con una forte secchezza.
Sempre di Hammer segnalo la morbidissima Bulk, porter che regala note di cioccolato e caffè in grani.
Il braccianese Vento Forte continua a mietere vittime con i suoi fendenti luppolati. La Pale Ale e la nuovissima Liquid Barbie hanno una bevibilità assassina (sopratutto considerati i 7,5° della seconda) e un bouquet olfattivo che è una spremuta di frutta tropicale.

Del nuovo corso dell'ex beerfirm Birra Olmo, oggi divenuto birrificio Crak, ho apprezzato molto la one shot  New Zealand IPA con luppoli Motueka e Wakatu. Dell'altrettanto giovane birrificio di Latina Eastside l'ultima nata è la Sera Nera, una cascadian dark ale che punta tutto sull'equilibrio fra le tostature e la freschezza dei luppoli.
Ancora un nuovo birrificio con al timone un birraio esperto, ex Birrificio Settimo. Sto parlando del nuovo progetto di Nicola Nix Grande e il suo Etnia di cui ho bevuto la profumata USA e la Blond, in cui ho riconosciuto la mano belga del birraio.
Di Canediguerra vi ho parlato nell'ultimo articolo, ho avuto modo di provare la loro brown porter che alla spina è superlativa.

La carrellata si conclude con la nuova birra di Lambrate. Lagrozischi, interpretazione meneghina dello stile storico polacco in collaborazione con il birrificio polacco Artezan Browar. Beverina e lievemente affumicata con una deliziosa nota acidula anima il palato mai quanto il mitico Giampaolo Sangiorgi che ha animato instancabilmente il Salone delle Fontane con il coro "Bevo, bevo, bevo mi ubriaco e son felice anche se poi vomito!".
E come dargli torto.
EurHop è stato anche questo. Una grande festa, dove si è bevuto, parlato, scherzato e cantato.
Non sono le uniche birre italiane che ho avuto modo di provare ma soltanto una fetta che vuole rappresentare vari mondi, quello storico come Lambrate fino alle nuove leve.

La cosa che mi preme sottolineare è la maggiore presenza, rispetto agli anni scorsi, di diverse tipologie di birre e non soltanto ipa e derivata (che comunque rappresentano lo zoccolo duro del festival ma del consumo artigianale italiano).
Mi piace quindi ricordare il toscano Amiata che da sempre è attento agli stili storici e quest'anno era presente, fra le altre, con la Beersmark, un antichissimo stile di birra prodotto in Prussia intorno al 1906. Oppure ancora la freschissima Ciuski, una birra allo zenzero di Extraomnes.

Il magone nel tornare a casa è sempre dietro l'angolo dopo eventi simili, complice anche il fatto di avere la certezza di non trovare molte delle birre italiane nella mia zona.
Una domanda provocatoria la rivolgo agli operatori del settore pugliesi, specificamente della Capitanata, per quale motivo mi piazzate sempre e solo Mikkeller a 5 euro?
Non esistono birre italiane da posizionare a quel prezzo?
Io non credo...e ho già anche la risposta....

I miei complimenti vanno invece ai birrai italiani, che con il passare del tempo hanno elevato moltissimo il livello del bere bene targato italiano.

Chi di voi è stato ad EurHop? Che birre italiane avete bevuto?

Cheers!



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