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lunedì 18 luglio 2016

Great Divide - Yeti Imperial Stout

Direttamente da Denver una delle birre americane più rappresentative: la Yeti Imperial Stout del birrificio Great Divide.

Duemilasedici di Diario Birroso ricco di capisaldi della storia brassicola americana. Dopo Three Floyds, North Coast Brewing, Ballast Point e Stone, ecco un'altra perla proveniente dall'altra parte dell'Oceano: la Yeti Imperial Stout di Great Divide Brewing Co.!

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Brian Dunn è nato in Colorado ed è cresciuto in una famiglia che gli ha inculcato l'amore per il buon cibo e le buone bevande. Sul finire degli anni Ottanta ha preso l'aereo ed ha iniziato a viaggiare lavorando per cinque anni per la costruzione di aziende agricole. L'amore per la buona birra nasce in questo periodo, quando tocca con mano storia e tradizioni brassicole di altri paesi.
Tornato nella sua città natale conseguì la laurea nel 1993 e parallelamente iniziò a muovere i primi passi nell'homebrewing. La storia poi è quella comune a molti altri homebrewers americani, che si appassionarono a questo hobby per sfuggire alle piatte lager industriali fino a far divenire questo hobby un lavoro. Tutto nasce nel 1994, anno in cui prende vita la Great Divide Brewing Company in un vecchio stabilimento di produzione casearia.
Successo e riconoscimenti furono immediati ed oggi è uno dei birrifici cardine della storia craft americana.


Great Divide produce diverse birre diventate leggendarie per gli appassionati americani ma non solo. Sopratutto qui, nel Vecchio Continente, le produzione Great Divide non arrivano quasi mai e quando lo fanno i prezzi son davvero da capogiro. Conviene prendere l'aereo e volare a Denver, o (se non si ha la possibilità di un viaggio così lungo) conviene pazientare e sbattersi un pò per recuperare una delle birre più rappresentative del birrificio: la Yeti Great Divide. Erano anni che volevo provarla, dopo aver letto della bontà in lungo e in largo.

Partendo dalla Yeti, massiccia imperial stout di 9,5 gradi alcolici, prodotta tutto l'anno, sono nate Espresso Oak Aged Yeti, Chocolate Oak Aged Yeti, Oatmeal Yeti, Oak Aged Yeti, Barrel Aged Yeti. Sono queste le versioni presenti. almeno stando al sito ufficiale. Su Ratebeer invece ne sono molte di più.
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negli anni diverse versioni chiaramente più rare e più costose:
Come si evince dal nome, questa birra è dedicata allo yeti, creatura leggendaria conosciuta anche come abominevole uomo delle nevi. In etichetta campeggia l'inconfondibile sagoma dello scimmione gigante che è diventato anche il simbolo indissolubile del birrificio.

Impeccabile il suo aspetto: nero pece impenetrabile con una mostruosa schiuma color cappuccino, cremosa, fine e di elevata persistenza. Magnifica! Naso quasi totalmente costruito su nettissime note torrefatte, di chicchi di caffè e cioccolato fondente. Non è molto intenso a dire la verità ma regala in sottofondo anche note terrose e resinose. Settantacinque le IBU dichiarate in etichetta per una birra che dà il suo benvenuto con note lievissime di toffee e caramello bruciato. Ma l'avvio rassicurante è ingannevole perché ciò che si è avvertito al naso torna prepotentemente in bocca. Tanto orzo torrefatto, tanto caffè e tanto cioccolato amaro. Poche bollicine, consistenza oleosa e corpo pieno. Una birra solida, sfrontata, che non teme il giudizio e preme senza pensarci sui tasti torrefatti. Si fa largo una lievissima nota resinosa a dare un lieve momento fresco al palato. Poi sul finale l'acidità del caffè a ripulire il palato. Il congedo è lungamente amaro con i gradi alcolici che iniziano a mostrare la loro presenza per una bevuta che rimane a lungo impressa nella memoria. Birra magnifica, da sorseggiare con calma, da capire ed apprezzare. E' una birra estrema per certi versi, che richiede tempo e dedizione.
In una insolita fresca sera di luglio è stata un'eccellente compagna del dopocena, fungendo quasi da dessert fine pasto.

GIUDIZIO PERSONALE

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