Diritto d'autore..questo sconosciuto
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mercoledì 22 febbraio 2017

The Orkney Brewery - Dark Island Reserve

Direttamente dalle isole Orcadi ul blog arriva la Dark Island Reserve, una ale di stampo scozzese che fa dell'eleganza e dell'equilibrio il suo biglietto da visita.

Quello di The Orkney non è certo un nuovo arrivo sulle pagine di questo blog!
Il birrificio sito nelle isole Orcadi, dal 2006 di proprietà della Sinclair Brewers, è una delle più solide realtà quando si parla di ale scozzesi.
La loro storia potete leggerla in questo vecchio articolo dedicato ad una delle loro birre più rappresentative, la Skull Splitter.
In breve, Roger White e sua moglie nel 1988 decidono di riportare in auge la tradizione brassicola scozzese mettendo in piedi un birrificio in un ex edificio scolastico in stile vittoriano a Quoyloo, nella parte sud-occidentali di Mainland, l'isola più estesa dell'intero arcipelago delle Orcadi.
diario birroso blog birra artigianale
Dopo la fusione con la Atlas Brewery (fondata nel 2002) e la nascita di Highland & Islands Breweries nel 2004, The Orkney non visse un periodo molto felice culminato con il fallimento della nuova società. Per evitare il tracollo e la chiusura definitiva, a partire dal 2006 entrambi i birrifici vengono acquisiti dalla Sinclair Brewers.

venerdì 17 febbraio 2017

Montegioco - Draco

Ho stappato la Draco di Montegioco, un solido barley wine che prevede l'impiego di purea di mirtilli biologici. 

In Val Grue, nella Comunità montana Terre di Giarolo, che dal 2009 raggruppa le precedenti Comunità montana Valle Borbera e Valle Spinti e Comunità montana Valli Curone Grue e Ossona, dal 2006 sorge un birrificio che con il passare degli anni è diventata una delle realtà più solide ed apprezzate dell'Italia brassicola. Sto parlando del Birrificio Montegioco, che prende appunto il nome dal paesino di circa 400 anime dislocato nella Comunità montana succitata.
Al timone del birrificio vi è Riccardo Franzosi, che come molti suoi colleghi, ha iniziato prima a smanettare fra i pentoloni in casa e poi ha trasformato l'amore per la buona birra nel suo lavoro.
E' considerato uno dei birrai più talentuosi che il nostro paese può vantare e ha conquistato il prestigioso premio di Birraio dell'Anno nel 2012.
Montegioco Draco blog birra artigianale recensione

Da sempre appassionato innovatore, ha fortemente legato le proprie birre al territorio circostante, valorizzando prodotti locali e innovando il modo di fare birra. Sfogliando il nutrito catalogo delle birre Montegioco scorgiamo che c'è un'attenzione particolare per le birre con aggiunta di frutta, sopratutto locale. Mi vengono ad esempio in mente la Quarta Runa (qui ho scritto qualcosa in merito) con aggiunta di pesche di Volpedo, oppure la Garbagnina con aggiunta di ciliegie di Garbagna, o ancora Tibir e Open Mind che prevedono aggiunta di uva a fine bollitura.

martedì 14 febbraio 2017

Questione di freschezza!

Oggi provo a dire la mia su una delle più annose questione che attanaglia il mondo della birra artigianale, dai birrai ai fruitori, passando per i venditori. Parlo della freschezza delle birre. Quando è necessaria? 

Sabato pomeriggio mentre sorseggiavo in quel di Amarillo34, una Killer Queen di Hammer infustata da meno di una settimana, mi è venuto in mente di scrivere un pezzo sull'importanza della freschezza in una birra, al netto chiaramente del fanatismo e dell'isteria. 
Ma andiamo per gradi.
Questione di freschezza data imbottigliamento birra artigianale

Se navigate un pò nel mare magnum della birra artigianale, una delle prime cose che credo avete assimilato è che una birra che ha nell'apporto del luppolo la sua peculiarità principale, deve essere consumata quanto più fresca possibile.
Il motivo principale, senza voler entrare in dettagli chimici che mastico poco, è che il profilo luppolato viene scalfito dal passare del tempo, al netto di una conservazione ottimale.
Del resto, il grido Respect hops, consume fresh! è, o quantomeno dovrebbe essere, un must da inserire in etichetta, per ogni birraio assennato. 
Il discorso tuttavia non può essere totalmente rimesso nelle mani del birrificio, ma è utile che sia equamente distribuito durante tutta la filiera, lasciando al consumatore finale la facoltà di decidere se bere o meno una determinata birra a tot mesi dall'imbottigliamento.
E' proprio da questo dato che è utile, secondo me, partire.
Più che la data di scadenza, a me consumatore interessa la data di imbottigliamento di una birra luppolata, ad esempio di una India Pale Pale. Il motivo è molto semplice, ci sono molti produttori, cito ad esempio Mikkeller e To Ol (forse perchè la mano dietro è la stessa?), che inseriscono per le loro IPA/APA/DIPA una scadenza di quasi due anni dalla data di produzione. Non tutti i consumatori sono evoluti a tal punto da saper dribblare una birra del genere con oltre un anno di vita, e non tutti i gestori dei locali sono attenti a questo dato, del resto la scadenza legale è abbastanza ampia, poco importa se dopo 6 mesi (ad essere buoni) quella birra inizia a decadere drammaticamente dal punto di vista organolettico. Ecco perchè il mezzo della data di imbottigliamento è l'unica via per garantire al consumatore totale libertà di scelta sull'acquisto.
Il birrificio può anche segnare un anno di scadenza alla sua IPA ma io sono libero di decidere di non comprarla se ha più di 4 mesi di scaffale del beershop.

giovedì 9 febbraio 2017

Fenomeno juicy. Provo a dire la mia.

Articolo interamente dedicato allo stile/non-stile più chiacchierato dell'ultimo anno. Provo a dire la mia alla luce delle cose lette e degli assaggi fatti.

In principio fu John Kimmich di The Alchemist che fece conoscere agli appassionati del New England un nuovo modo di intendere le American IPA. Le sue Heady Topper e Focal Banger restano le testate d'angolo di questa nuova tendenza brassicola.
Proviamo quindi a tracciare un ritratto di queste tipologie di IPA che per ora non sono ancora riconosciute ufficialmente come uno sotto stile ma stanno avendo un grande impatto sull'attuale situazione craft mondiale.
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Le caratteristiche della New England IPA altrimenti dette juicy sono poche ma ben precise: aspetto torbido/lattigginoso che ricorda un succo di frutta quasi (in molti casi questo elemento è portato davvero all'apice), aroma esplosivo di frutta, sopratutto esotica donata dalla pesante luppolatura (anche in dry hopping) ma anche dall'uso di cereali diversi dall'orzo maltato (specialmente l'avena) dalle caratteristiche di un ceppo di lievito (Vermont Ale oppure Burlington ad esempio) che dona note fruttate La somma di tutto è una morbidezza e rotondità al palato dove la componente amara tipica delle American IPA è relegata a ruolo di attore non protagonista.
Se volete cimentarvi nella produzione di questo stile vi consiglio questo articolo  di berebirra oppure questo di Lo-Fi Brews.
Dalle due birre di The Alchemist, considerate l'archetipo di questa tendenza, il mondo craft ha iniziato a produrre juicy estremizzando a volte il profilo.
In quella zona del Vermont tuttavia, due sono i birrifici che più di tutti hanno creato un vero e proprio culto di queste birre: Trillium, fresco vincitore di numerosi premi dal sito di rating Ratebeer, e Tree House. La produzione e la distribuzione delle produzioni di questi due birrifici avvengono con le stesse modalità già utilizzate da molti piccoli birrifici americani; nessuna rete di vendita, ma solo ritiro in loco in giorni prestabiliti e con limite di acquisto per singolo utente. Capite bene che queste modalitò non fanno altro che aggiunger hype e isterismo nella frangia più incallita dei beer geek di tutto il mondo. E pensare che solo un paio di anni fa se al tavolo ci arrivava una birra così torbida l'avremmo mandata indietro fra mille improperi. Come cambiano i tempi...
Nella folle rincorsa all'assaggio di queste birre, i due soli mezzi a disposizione di noi europei quindi sono un viaggio nel Vermont e il trading.

lunedì 6 febbraio 2017

Birra del Carrobiolo - O.G. 1111

Debutta su Diario Birroso uno dei birrifici più importanti del panorama nazionale: Birra del Carrobiolo!

Siamo a Monza, dove nel 2008 un gruppo di sette amici appassionati di buona birra e con anni di esperimenti con i pentoloni casalinghi decidono di dare vita ad un progetto brassicolo vero e proprio. Il nome del loro progetto è Piccolo Opificio Brassicolo del Carrobiolo FERMENTUM, e l'impianto si trova (inizialmente) all'interno del convento dei Padri Barnabiti.
Le birre hanno molto successo sia a livello locale che poi a livello nazionale portando il birraio Pietro Fontana ad essere incluso più volte nella top ten del concorso Birraio dell'Anno organizzato da Fermento Birra. Ha anche all'attivo la pubblicazione del libro "Birra Sommelier" scritto assieme a Fabio Petroni e Giovanni Ruggieri. che potete acquistare a questo link.
Birra del Carrobiolo O.G. 1111 birra recensione diario birroso blog birra artigianale


Dal 2014 il birrificio si amplia e cambia sede spostandosi in Piazza Indipendenza e divenendo un brewpub. L'impianto vecchio è rimasto attivo per alcune produzioni particolari fino al dicembre scorso mentre il nuovo impianto è da 10 ettolitri con circa 23.000 ettolitri di cantina.
La tipologia delle birre prodotte è davvero variegata toccando i principali stili birrari e comprendendo anche produzioni affinate in botte. Recentemente la parte grafica e i nomi delle birre hanno subito un deciso restyling. Infatti se fino a qualche anno fa quasi tutte le birre avevano come nome l'Original Gravity (ossia la quantità di zuccheri presenti ad inizio fermentazione) della stessa birra oggi riportano lo stile di riferimento.
Se dal punto di vista grafico preferivo le vecchie etichette, dal punto di vista dei nomi ho apprezzato molto il cambio e l'introduzione degli stili di riferimento in loco del valore O.G.; troppo difficile da ricordare per me.
Se volete avere una visione più ampia del mondo del Carrobiolo vi suggerisco di leggere questa bella intervista a Pietro Fontana realizzata da Alessandra Di Dio per Cronache di Birra.

giovedì 2 febbraio 2017

Het Anker - Gouden Carolus Cuvée Van De Keizer Blauw

Oggi ospito sul blog uno dei birrifici storici del panorama belga: Het Anker. Fiore all'occhiello del birrificio di Mechelen è certamente la Gouden Carolus Cuvée Van De Keizer Blauw.


Het Anker Gouden Carolus Cuvée Van De Keizer Blauw diario birroso blog birra artigianaleDelle oltre sessanta etichette, censite con la solita meticolosità dal popolo di Ratebeer, la birra certamente più rappresentativa nonchè più ricercata è la Cuvée Van De Keizer Blauw della linea Gouden Carolus del birrificio Het Anker. Della stessa linea fa anche parte la Cuvée Van De Keizer Rood, che venne lanciata la prima volta per il decimo anniversario del lancio della prima CVDK Blauw avvenuto nel 1999.
Si tratta di una birra prodotta il 24 febbraio di ogni anni. giorno dell'anniversario del compleanno di Carlo V, da qui il nome in suo omaggio, Cuvée dell'Imperatore.

La considero una sorta di must have nelle cantine di ogni appassionato, annoverandola fra le birre belghe (poche in realtà) che possono trovare giovamento da un medio-lungo invecchiamento.
Tuttavia come sempre sostengo, assaggiarne una relativamente giovane è un utile esercizio didattico per poi valutarne l'evoluzione.
Grazie al sito Iperdrink, che ringrazio ancora una volta per il gradito omaggio, ho recuperato il millesimo 2016, e ora che ci apprestiamo ad arrivare all'anniversario della morte di Carlo V, ho deciso di stapparlo.