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giovedì 19 marzo 2015

Nera di Troja

Oggi ritorno a parlare del birrificio Ebers, sito a Foggia. Birrificio che nel giro di circa un anno ha sfornato non solo ottime birre base (una blanche, un'american pale ale e una belgian blond ale), ma ha avuto il coraggio di proporre birre più ricercate e complesse. Coraggio ma anche consapevolezza dei propri mezzi sono stati gli ingredienti che hanno spinto il mastro birraio Michele Solimando a sperimentare l'affinamento in botti. Il passaggio in botti esauste infatti dona un nuovo vigore e carattere alle birre. Il legno contiene sostanze chimiche che durante la maturazione e il contatto con la birra ne determinano delle note legnose e altre sfumature. La lignina ad esempio a lungo andare dona piacevoli note di vaniglia. La porosità delle botti poi, fà si che la birra stia a contatto con l'aria attivando il processo di ossidazione che ovviamente deve essere tenuto ben a bada per evitare spiacevoli sorprese. Ancora, nelle botti vi è una presenza sterminata di microrganismi (lieviti selvaggi in primis) che regalano un ampio spettro olfattivo e gustativo che può risultare gradevole o meno.
A conferma del forte legame territoriale che Michele vuole imprimere in maniera netta alle sue creazioni, è stata scelta una botte che ha contenuto in precedenza un'eccellenza pugliese, il Nero di Troia. La barrique in questione proviene dalle cantine "Le Terre del Catapano" di Troia (Fg) di Mario Ciarmoli. La base prescelta per l'affinamento durato tre lunghi mesi è stata quella della Winters, old ale di cui vi parlai in questo articolo.
 Nome che non lascia spazio ad interpretazioni: Nera di Troja. Elegante etichetta in sughero e solita grafica pulita e diretta, come consuetudine del birrificio. Lievemente più alcolica (8,5°) della Winters si presenta con un colore bruno scuro con riflessi rubino. La componente vinosa già si avverte al naso, con un fruttato elegante, amarena su tutto ma anche altri frutti a bacche rosse.
In bocca ha un corpo medio, una carbonatazione lieve che tiene benissimo a bada i caratteri acidi più marcati. Ancora amarena e nette note vinose, con l'asprezza tipica del Nero di Troia. L'elevata tannicità del vino è magnificamente tenuta imbrigliata e i lievi sentori legnosi la fanno sconfinare nei territori dei vini sherry.
Si congeda con una lieve nota di mandorla amara, reminescenza della birra di partenza.
Creazione molto complessa e riuscita benissimo, a mio modo di vedere, che vuol essere l'anello di congiunzione fra il mondo della birra pugliese con quello del vino pugliese.
Da bere rigorosamente a temperatura di cantina, dopo cena accompagnata da una tavoletta cioccolato fondente.
Perfetta da sola o in compagnia di un sigaro....
Cheers!

4 commenti:

  1. Alessandro Nigro Imperiale20 marzo 2015 alle ore 00:07

    Ottima descrizione: completa, variegata, un musical di emozioni e di sensazioni organolettiche... Solo un piccolo dettaglio: è la molecola della vanillina che rilascia a lungo andare l'aroma della vaniglia e non la lignina. Quest'ultima viene termodegradata durante la lavorazione delle barriques e non ha aroma.

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  2. Grazie mille del commento e della spiegazione tecnica! :-) ricordavo che la vanillina era generata dalla lignina. Cosa che fra l'altro ho comunque omesso di specificare nell'articolo.
    Quindi ancora grazie per la precisazione! :-D

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  3. […] che in questa nuova veste si carica ovviamente di una serie di aromi completamente nuovi. Come potete leggere sul blog Cheers 23, si distinguono note vinose e di frutta rossa sotto spirito, con un tocco finale legnoso e di […]

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  4. […] cinque creazioni brassicole, cimentandosi anche con i passaggi in botte, come nel caso della Nera di Troja. In questi giorni é stata presentata in giro per Puglia e Basilicata l’ultima nata, la […]

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