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giovedì 20 agosto 2015

Norvegia-Italia e una degustazione di mezza estate

Dopo la pausa estiva torno a scrivere sul blog!
Ferie terminate e ritorno a lavoro sono uno shock generalmente, ma quest'anno ho risentito meno (per ora) della botta perchè ho sofferto il caldo in maniera indescrivibile. Mi illudo quindi che essendo tornato alla normalità anche le temperature iniziano a diventare accettabili. Illusione che già so andrà a farsi benedire...qui in Puglia iniziamo a mettere le maglie lunghe a fine settembre!
Ho qualche birretta in sospeso di cui voglio assolutamente parlarvi, ma partiamo dalla serata di ieri.
Stranamente è piovuto quindi le temperature sono calate lievemente, ideale per una degustazione fra amici. Detto, fatto. Ci riuniamo e iniziamo a scoprire l'arsenale della serata.

Partiamo con il birrificio norvegese Lervig Aktiebryggeri del genio Mike Murphy, padre della prima vera IPA italiana. Birrificio di primissimo livello di cui adoro particolarmente l'approccio alle birre molto alcoliche, veri e propri mostri di complessità. Ieri sera però abbiam recuperato due birre consone alla stagione: la White IPA e la Oat IPA. La prima è la fusione fra lo stile belga delle witbier e quello delle IPA, fusione ravvisabile nella ricetta che prevede quindi una percentuale di frumento non maltato, lievito belga ma una batteria di luppoli americani, Centennial, Citra e Amarillo. Oro molto torbido con una bella testa di schiuma bianca di buona persistenza. Il carattere frumentoso si avverte principalmente al naso prima che arrivino i sentori citrici della parte luppolata. In bocca ha una buona carbonazione e un corpo medio. Dopo un brevissimo attacco maltato ci si sposta subito verso territori marcatamente agrumati, di pompelmo e citrici (limone) con una bella dose di amaro finale che la rende davvero piacevole. Una fusione in cui l'anima belga viene per lunghi tratti sovrastata da quella luppolata. Ottimo inizio però! Si prosegue e si stappa la seconda creatura di Murphy. Nata per celebrare il suo compleanno, come si evince facilmente dal nome è una IPA prodotta con una percentuale di avena (circa il 25% se non vado errato). La luppolatura è affidata al luppolo neozelandese Nelson Sauvin. Oro pallido molto torbido. Schiuma bianca poco persistente. Al naso la parte predominante ha carattere resinoso, di pino, con un bel fondo citrico con una suggestione fruttata. In bocca ha un corpo pieno, una media carbonazione. Si avvertono nette note di pompelmo, uva e un amaro finale tagliente. Buona birra ma non facilissima da bere per i non avvezzi all'amaro molto pronunciato.
Ci si sposta cosi verso l'Italia e si stappa la Yanqui, la prima APA targata Extraomnes. Annunciata con squilli di trombe come la miglior apa italiana, dovevo assolutamente provarla. Perfetto il colore arancio con una schiuma molto pronunciata a tratti invadente a dire il vero, occorre attendere qualche minuto per terminare la mescita. Naso fruttato, mandarino, melone, pompelmo e passion fruit. In
bocca ha una carbonazione elevata e un corpo snello. Una facilità di bevuta disarmante, la mano Extraomnes si riconosce anche alla cieca. Pesca noce e i frutti avvertiti al naso si spartiscono il campo regalando una bevuta eccellente.
Restiamo a Marnate e stappiamo la collaborazione fra Extraomnes e Stillwater Artisanal, interessantissima beerfirm guidata da Brian Stumke. Produce birre prettamente di stampo belga e le etichette sono fra le mie preferite. La birra prodotta a quattro mani con Schigi è la Migda Bavel, una saison speziata con mirra e pepe Sichuan. La Torre di Babele che una volta versata ci regala un colore dorato con una schiuma di un bianco sporco molto persistente. Il naso è pepato, poca frutta e molte spezie. In bocca ha una carbonazione elevata, molto secca che vira subito verso un finale molto amaro, quasi di radice. Birra di cui ho sentito e letto un gran bene ma che onestamente non ho compreso. A parziale discolpa ci metto il mio palato forse affaticato dopo le vagonate di luppolo, e il viaggio in valigia non proprio comodo. Sicuramente fra le birre da riprovare quanto prima.
Si chiude la carrellata alcolica in questa sera di mezza estate con un nuovissimo birrificio, Torniamo in Norvegia e andiamo alla 7 Fjell Bryggeri, birrificio giovanissimo che nell'ultimo anno si è aggiudicato il decimo posto nella classifica dei migliori birrifici emergenti sul controverso sito di rating Ratebeer. Ci siamo procurati la loro Black IPA, dall'impronunciabile nome Svartediket. Versata nel bicchiere è nera con riflessi mogano e una schiuma color cappuccino cremosa e mediamente persistente. L'impatto al naso non è dei migliori, ci sono off-flavour davvero poco piacevoli che ci scoraggiano. In bocca le cose invece vanno decisamente meglio. Una buona dose di tostature, a tratti sentori quasi terrosi, poi caffè e cacao amaro con un finale di liquirizia. Parte luppolata non pervenuta se non con reminescenze resinose nel retrolfatto. Diciamo che la sufficienza alla fine è riuscita a strapparla ma non so se la andrei a ricercare.
In definitiva è stata una bella sessione degustativa, non molto impegnativa ma piacevole...la prima di una lunga serie...l'autunno è ormai alle porte (con moltissima fantasia :-P)
Cheers!

3 commenti:

  1. Birre interessanti e particolari, insomma!
    Sarei curioso di sapere altro sulle artigianali italiane, visto che potrei procurarmele più facilmente di queste misteriose creature del Nord. C'è una categoria a parte nel tuo blog o ne parli di tanto in tanto senza impegno?

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    Risposte
    1. Ammetto di non consumare molte birre italiane durante l'anno per una duplice ragione: 1.nei locali/beershop delle mie zone scarseggiano 2.per impostazione del blog ne parlo solo in determinati casi.
      Detto questo, se segui il tag italia (se non lo vedi nel cloud a sinistra, puoi trovarlo nel mio ultimo articolo sul birrificio Hop Skin) troverai qualche birretta italiana.

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    2. Chiarissimo! Buono a sapersi, allora, girò con il tag.

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