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martedì 5 gennaio 2016

Poppels Bryggeri - DIPA

Primo Tasting Moment dell'anno e voliamo in Svezia.

La Poppels Bryggeri nasce nel 2012 a Mölnlycke, una città situata ad una decina di chilometri da Goteborg, nella Svezia sud-occidentale.
Non ho dimestichezza con lo svedese e googlando qua e là ho ricostruito che il nome Poppels è un omaggio ad un certo Johan Casparsson Poppelman, "storico" birraio svedese ma di origini tedesche che si trasferì a Goteborg attorno alla seconda decade del 1600. Nel 1638 apre i battenti la Peppelmans Bryggeri che venti anni più tardi viene presa in mano dalla moglie, Chatarina Krakow, dopo la morte del marito. Il birrificio viene tenuto in vita per ben sette generazioni di questa famiglia, subendo anche il grande incendio che nel 1721 colpì la città svedese e costrinse i proprietari a spostare il sito della Poppelmans Bryggeri.

Veniamo ai giorni nostri e scopriamo che uno dei due fondatori nonchè l'attuale birraio, Daniel Granath, è un lontano discendente proprio dello storico Johan. Al suo fianco in sala cottura in questa avventura c'è Kristian Berntsson, Joel Spånér alle vendite e Petter Gunnarson come CEO.
Nel mondo parallelo dei geeks e dei raters, Poppels ha in pochi anni scalato posizioni di gradimento raggiungendo l'attenzione anche di qualche appassionato al di fuori della terra scandinava.
Generalmente io sono molto attivo su untappd e su instagram, dove mi capita di avere fra i contatti appassionati, o se meglio preferite beergeeks, svedesi che da qualche tempo a questa parte tessevano lodi a queste produzioni. Mi son detto: perchè non provarle e giudicare con la propria bocca e testa?


Dopo anni di esperienza alcolica sul campo, ho preferito orientarmi scegliendo due sole birre, una per tipologia: una imperial stout in quanto mi piace generalmente il modo scandinavo di interpretarle e una double ipa, per fede ho pensato che non potevo trovarmi di fronte ad una completa ciofeca visti anche i commenti in giro. Sappiate però che il ventaglio di birre è molto ampio e comprende diversi stili, fra cui anche una ESB e una APA tanto per dirne due.
Andiamo quindi a stappare questa DIPA, che è contenuta in una bottiglia paffutella che mi ha
ricordato quelle che usano le nonne per imbottigliare la salsa...

Il colore è quello che ti aspetti da una double ipa scandinava, mattone con testa bianco sporco, cremosa e con una buona persistenza.
Non vi è data di imbottigliamento ma il naso è fresco e presenta una prevalenza di frutti dolci in prima battuta, melone ed albicocca. Poi sopraggiunge una nota di pompelmo e scorza di agrumi. In bocca ha un avvio dolce di biscotto mostrando solo successivamente i suoi segni distintivi fatti di una marmellata di agrumi (arancia amara sopratutto) e una nota resinosa sul finale. Il corpo non mi è sembrato eccessivamente spinto come mi è capitato di constatare con altre produzioni provenienti dalle terre di Odino. Una birra ben fatta a mio avviso, a patto che abbiate ben in mente ciò che state per stapparvi: una interpretazione scandinava di una double ipa.
Come direbbe Mara Maionchi: <<per me è si!>>.
Cheers!


GIUDIZIO PERSONALE

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