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lunedì 4 gennaio 2016

Cosa ho bevuto durante le feste. Atto Primo.

Le feste e i pranzi natalizi stanno giungendo alla conclusione e già oggi che son tornato a lavoro mi sembra così lontano quel gaudio e quella spensieratezza dei giorni appena trascorsi.
Il ritorno alla normalità dopo le abbuffate di Natale devo dire che mi mette sempre un pò di malinconia.

Se mi avete seguito attraverso la pagina facebook o quella instagram avrete certamente capito che non sono rimasto a bocca asciutta in questi giorni, anzi ho onorato a dovere i giorni di ferie che mi hanno concesso a lavoro per esagerare a tavola e al bancone dei miei locali preferiti.

Come lo scorso anno ora proverò a fotografare quanto bevuto in questi oltre dieci giorni.
Il racconto non segue un ordine particolare come invece feci lo scorso anno...


Partiamo col dire subito che ho bevuto benissimo. Del resto ho scelto accuratamente la selezione riducendo al minimo le sorprese negative.
Per gioia del mio fegato però, le otto birre che campeggiano nella foto soprastante non sono state le uniche e ho deviato molte volte il percorso prendendo qualche fosso.

Partiamo quindi con le note poco liete, quelle birre da riprovare magari in condizioni diverse. Birre che non mi hanno entusiasmato o che mi hanno deluso complice forse il mio eccessivo hype nei loro confronti.
Di Beer Here ho bevuto sempre belle produzioni, ve ne parlai anche in questi due articoli.
La loro Vinterporter però, in collaborazione con Midtfyns Bryghus presentava una carbonazione elevatissima che oltre a mettere a dura prova la mia pazienza nel versarla, ne ha affaticato molto la bevuta impedendomi di apprezzarne il gusto. La Just Another IPA di Kees non aveva quella freschezza che mi attendevo dopo aver provato altre birre del produttore olandese. Da ritrovare presto con un occhio alla data di produzione.

Una delle piacevoli scoperte del mio fuoripista birroso è stata certamente la Herren Pils di Keesman di Bamberga. Una piccola chicca che non avrei mai pensato di trovare addirittura nella mia città! E nemmeno a farlo di proposito qualche giorno prima ne avevo letto una divertente storiella sull'ultimo numero di Fermento Birra Magazine. Son birre che rendono meglio alla spina ma trovarla in bottiglia è già oro colato vista la giungla dove vivo. Ottimo esempio di pils che segue una ricetta di famiglia. Naso molto delicato che offre note di erba tagliata e fieno. In bocca è deliziosa, all'attacco maltato di miele segue subito una contrapposizione fresca ed un amaro erbaceo finale. Davvero una grande scoperta, detto da un non amante dello stile.

Buxton è un birrificio che io adoro. Ho bevuto moltissime birre, di differenti stili e mi sono sempre trovato al cospetto di grandi bevute. C'è anche da annotare il grande lavoro che c'è dietro l'importazione di queste bottiglie, che arrivano freschissime nei principali beershop d'Italia. Se poi il gestore del locale continua a trattare queste signorine come meritano capite bene che non possono risultare che birre soddisfacenti. Plauso anche al birrificio stesso che per la linea luppolata spesso inserisce anche la data di imbottigliamento. La Ace Edge mostra tutta la freschezza della frutta tropicale, mango e ananas su tutto, dei luppoli utilizzati. Bevibilità mostruosa che diventa ancor più pericolosa quando vado a stappare la Wyoming Sheep Ranch. Qui saliamo di gradi entrando in territorio double IPA, 8,4 i gradi alcolici. Pompelmo e note resinose si accomodano su una solida base caramellata.

Del progetto svedese Brewski ho bevuto la Passionfeber che è prodotta con aggiunta di frutto della passione. Già mio vedo le schiere di puristi con il sopracciglio inarcato in segno di disapprovazione. Il microbirrificio svedese ne produce altre due varianti, una al mango (una double IPA) e una all'ananas (American Pale Ale). La birra ovviamente è un tripudio di frutta tropicale, mango, melone e chiaramente frutto della passione.
Quando nel frigo di un locale scorgo qualche bottiglia marchiata Lervig so di cadere (quasi) sempre in piedi. Mike Murphy è uno dei birrai che apprezzo maggiormente. La collaborazione con il gemello di Mikkeller è qualcosa di folle sulla carta. Si tratta di una imperial stout di ben 17,5 gradi! La follia di Jeppe Jarnit-Bjergso è arrivata in Norvegia. La Big Ass Money Stout è prodotta con aggiunta di pizza surgelata, la pizza Grandiosa è la più venduta in Norvegia. L'altra aggiunta ha davvero dell'incredibile! Alla nazione scandinava spesso sono associati i soldi in quanto è una delle nazioni più ricche del mondo. Il buon Jeppe ha pensato bene di inserire delle banconote in fase di produzione. Voglio sperare ed immaginare che sia solo l'ennesima trovata di marketing anche perchè non vedo che apporto possa dare il denaro al sapore di una birra. Senza considerare eventuali problemi di infezioni dell'impianto. Andiamo avanti..la birra è nera come la pece, densa e liquorosa. Al naso abbondano cioccolato fondente, note di rum e liquirizia. Corpo pieno e birra obbligatoriamente da sorseggiare a fine cena. Una stravaganza ovviamente, ma resta una solidissima imperial stout.

Il primo atto termina qui.
E voi avete provato una di queste birre?
Cheers!

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