Secondo appuntamento con la rubrica Tasting Moment.
Ieri è stato un venerdì rovente qui in Puglia. Son tornato da lavoro con un solo obiettivo: rinfrescarmi a dovere. Così ho aperto il frigo e non ho avuto dubbi nella scelta: una freschissima American Pale Ale del birrificio inglese The Kernel.
Andiamo a scoprire di che si tratta.
Quando dici Gran Bretagna pensi sempre alle real ale in cask e agli storici birrifici che ancora oggi sfornano chicche di altissimo livello. Negli ultimi anni però la craft revolution ha varcato anche la Terra d'Albione e così sono comparsi tanti microbirrifici che hanno fatto dell'innovazione il loro cavallo di battaglia.
E' il caso di Elvin O'Riordan, fondatore della brewery The Kernel con sede nella vivacissima Londra. Elvin fino al 2010, anno in cui ha fondato The Kernel, vendeva formaggi nel Borought Market, il mercato alimentare più importante di Londra. Durante uno dei suoi viaggi in America, Elvin scoprì la la rivoluzione artigianale americana e decise di mettersi alla prova in quel settore. Ironia della sorte, il suo birrificio è situato nei pressi della stazione Bermondsey, vicino ai magazzini del maggior affinatore di formaggi del Regno Unito.
Birrificio fra i più prolifici, in soli 5 anni ha sfornato qualche centinaia di birre, molte one shot e altre che differiscono di cotta in cotta di poche caratteristiche.
Definire l'etichetta essenziale è un eufemismo. Si capisce che alla Kernel badano più alla sostanza che alla forma. Devo dire che a me non dispiacciono quelle etichette in stile retrò.
Dicevamo delle centinaia di birre prodotte, che coprono moltissimi stili. Su stout e IPA o Pale Ale attualmente sembrano essere un gradino sopra tutti, a mio modesto avviso. Da consumatore la scelta di riportare in etichetta la data di imbottigliamento oltre a quella di scadenza, mi aggrada molto. Sulle birre luppolate alla Kernel danno 4 mesi di vita. Ed è una cosa giustissima. Mi son trovato a bere birre stanche con soli vaghi ricordi della propria giovinezza luppolata.
Vado quindi a stappare questa Pale Ale Citra Zeus Summit El Dorado. Per i non avvezzi a questo mondo, non sono nomi messi uno accanto all'altra senza significato. Pale Ale è lo stile a cui si ispira la birra e la sfilza di nomi accanto sono i luppoli utilizzati. In questo caso sono tutti americani quindi possiamo tranquillamente catalogarla come American Pale Ale.
Imbottigliata il 20 aprile 2015, mi brillavano gli occhi quando l'ho presa dal frigo. Già pregustavo la sua freschezza. Versata nel jar è di un bel colore chiaro con riflessi arancio (la foto forse non rende). La schiuma è bianca e fine, non abbondante ma di buona persistenza. Al naso è un'esplosione di frutti esotici ed agrumi. Mandarino, ananas, melone, pompelmo e una suggestione di fragola. L'intensità è elevata. In bocca mantiene le aspettative. Breve attacco maltato di cracker per poi sconfinare in territori marcatamente luppolati. Passion fruit, melone retato, pompelmo e arancia amara inondano il palato prima che arrivi la botta amara citrica e lunghissima. Sarà stata la sete, sarà stato il mio desiderio di rinfrescarmi ma questa birra mi ha davvero sorpreso. La freschezza dalla bottiglia ha ovviamente giovato, bere la stessa birra ma prossima alla scadenza mi avrebbe dato sicuramente sensazioni diverse.
Cheers!
GIUDIZIO PERSONALE
mi ripeto: è molto difficile esprimere apprezzamento per i tuoi articoli birrosi in questo nuovo blog.
RispondiEliminaHai ragione. Purtroppo blogspot non ha il sistema di gradimento articoli come wordpress.
RispondiEliminaTi ringrazio di esser passata comunque.