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mercoledì 10 febbraio 2016

Assaggi di Amager Bryghus

Amager Bryghus è un'isola a sud di Copenhagen che dal 2007 è divenuta la casa dell'omonimo birrificio guidato da due amici, Jacob Storm e Morten Lundsback, con alle spalle una decina di anni di homebrewing.
In poco tempo le birre di Amager si sono guadagnate un posto nel cuore non solo degli abitanti dell'isola ma anche di tutta la Danimarca.
Come spesso accade molte delle produzioni di questi birrifici scandinavi arriva alla ribalta internazionale grazie alle classifiche di Ratebeer. Ed è proprio il discussissimo sito di rating che più volte ha incoronato il birrificio danese come migliore della Danimarca.

Del resto alla Amager non hanno mai nascosto il loro interesse verso certe dinamiche, tanto da dedicare diverse birre ad uno dei raters più attivi della scena mondiale, Henrik Papsø aka Papsoe, che dopo qualche tempo sarebbe diventato il responsabile della comunicazione del birrificio!

Il mio incontro con Amager avvenne qualche anno fa grazie ad una bottiglia di Sloth, un'american pale ale, facente parte della Sinners Series, ossia una linea di sette birre dedicate ai sette vizi capitali. Per omaggiare l'accidia i ragazzi di Amager avevano deciso di usare un solo malto e un solo luppolo dedicando al settimo vizio capitale questa birra che raffigura in etichetta Sloth, il famoso personaggio dei Goonies!


Nelle ultime settimane ho fatto incetta delle birre di Amager arrivate freschissime sugli scaffali dei beershop.
Dopo aver adorato la scorsa primavera la Batch 1000, fatta per festeggiare appunto la cotta numero mille dei birrificio, ho incontrato di nuovo le birre di Amager in bottiglia (non considerando le bevute ad EurHop l'ottobre scorso) stappando per prima una delle molteplici collaborazioni. Mi riferisco alla
amager bryghus birre
International Men Of Ministry brasata in collaborazione con gli svedesi di Beerbliotek. Si tratta della versione imperializzata della moda del momento, le IPA con aggiunta di frutta. A mio modesto avviso  la peculiarità di queste birre dovrebbe essere la maggiore facilità di bevuta che dovrebbe innalzarsi anche grazie all'apporto della frutta utilizzata. Mi vengono ad esempio in mente le produzioni di Brewski, dove l'aggiunta del mango e del frutto della passione (le uniche due che ho avuto modo di provare), ne ha innalzato gusto e bevibilità. In questo caso invece l'esperimento pare riuscito a metà, nel senso che abbiamo una birra profumata, con agrumi in grande evidenza ma che diventa abbastanza difficile da bere a causa, fra l'altro, dell'apporto alcolico (8,5°) eccessivamente evidenziato per il mio gusto. Il consolidato formato da 50 cl fa il resto...

Tanta soddisfazione e meritati applausi invece vanno per un'altra collaborazione, con Surly Brewing. La birra in questione è la Todd The Axe Man, l'ennesima IPA del birrificio che regala una vera e propria spremuta di agrumi e frutta esotica unita ad una bevibilità estrema nonostante i 7,2°! Cercatela ed acquistatela senza dubbio!
Stesso discorso va per la imperial IPA dall'etichetta davvero simpatica e dal nome curioso, Lubricated Labrador. Anche qui ci troviamo al cospetto di una birra arrivata molto fresca in Italia e quindi al massimo della forma. Ananas, pompelmo e un amaro ancor più pronunciato rispetto alla precedente.

amager bryghus
Ancora collaborazioni ma stavolta cambiamo decisamente stile e ci dirigiamo verso territori sour. Il birrificio del Colorado, Crooked Stave, ha fatto del lavoro dei brettanomyces e dell'invecchiamento in botti, la sua forza! La birra in collaborazione con i ragazzi americani, è un omaggio a quelle wild beers tanto in voga negli ultimi anni negli States. Questa Chad-King of Wild Yeasts è di colore giallo paglierino con una bella schiuma perfettamente bianca di media persistenza. Lime e scorza di limone e un elegante ma contenuto apporto acidulo dato dal lievito selvaggio, fanno sì che questa birra diventa un mostro di bevibilità. Anche stavolta mi sento di consigliarvi questa birra, sopratutto se avete già avuto dimestichezza con produzioni brettate.

Concludo la mia breve rassegna con l'ennesima collaborazione, ancora una volta con un birrificio americano, Prairie Artisan Ale, anch'esso specializzato in produzioni che strizzano l'occhio alle farmhouse ales di nuova concezione americana, ossia birra ispirate alle saison belghe ma spesso arricchite da apporti di lieviti selvaggi. La Tulsa Twister ricalca questo segmento. Di colore oro carico, ha una esuberante schiuma fine, bianca e molto persistente. Un lievissimo attacco dolce, di pane, lascia spazio ad una amaro erbaceo e note asprigne ed acidule che elevano ancora una volta la facilità di bevuta di questa birra che presenta un titolo alcolemico non indifferente, 7,5°!

La rassegna è terminata! Come avete potuto notare mi sono soffermato solo su due stili (sour beers e varie declinazioni di IPA), ma è bene precisare che nello sterminato portafoglio di Amager trovano posto moltissimi altri stili ugualmente ben interpretati, uno su tutti, imperial stout, immancabili ormai in ogni birrificio scandinavo che si rispetti!
Se non lo avete già fatto quindi, avvicinatevi a queste birre che, ad onor del vero, hanno un costo importante (siamo dai 6 agli 8 euro a bottiglia da mezzo litro); ma che vale la pena sostenere per regalarsi, di tanto in tanto, creazioni particolari!
Come sempre fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate e quali sono stati i vostri assaggi!
Cheers!

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