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lunedì 7 marzo 2016

Hammer

Marco Valeriani non devo certo presentarvelo io.
Uno dei più talentuosi birrai che possiamo vantare di avere, dopo aver donato a schiere di appassionati meraviglie brassicole sotto le etichette di Menaresta (io sono un folle fan della 22 La Verguenza), nel 2015 ha deciso di entrare a far parte di un ambizioso progetto: Hammer.
A Villa D'Adda, in provincia di Bergamo, la famiglia Brigati, imprenditori nel settore delle molle ma grandissimi appassionati di birra artigianale, hanno affidato a Marco il timone di un nuovo birrificio, che ha visto la luce lo scorso anno.
Se volete approfondire la storia del marchio e cosa si cela dietro questo progetto non solo dal punto di vista squisitamente brassicolo, vi lascio a questo straordinario contributo di Anna Managò.

Vi ho raccontato il mio primo incontro con Hammer, avvenuto colpevolmente in ritardo (a causa delle croniche difficoltà a trovare in giro bottiglie di livello in Capitanata), in questo articolo di ottobre.
La Riverside è la pale ale della casa e prevede un bel mix di luppoli sia continentali (Tettnang
Tettnanger, Fuggle) sia oltre oceano (Cascade e Centennial). Il suo aspetto è di un elegante dorato chiaro con una fine schiuma bianca, cremosa e molto persistente. Naso molto fresco che si apre con note di fiori e un accentuato tocco di pompelmo rosa e resina. Pane in avvio e immediatamente il palato viene inondato da sentori di succosa frutta esotica e un bel taglio amaro, dove si avverte anche una nota erbacea. L'unità giusta di misura per una birra del genere è il secchio.

La batteria luppolata della Killer Queen ha lo sguardo totalmente rivolto verso l'America. Simcoe, Chinook, Centennial, Columbus, Citra, Amarillo sono i sei mostri verdi che rendono questa double ipa una vera bomba di agrumi, resina e pino. Gradazione alcolica (8°) non pervenuta. Nomen omen: è una regina assassina.

Con mia enorme sorpresa qualche settimana fa mi son trovato alle spine di un beershop della zona, la Westfalia, l'interpretazione di Hammer dello stile della città di Colonia, le Kölsch.
Crosta di pane, erba tagliata e una chirurgica carezza acidula prima di arrivare a fine corsa. Anche qui mi ritrovo di fronte ad una birra che fa della facilità di bevuta il suo punto di forza. 
Della Spring vi ho parlato nell'ultimo articolo, mentre la Bulk, una porter, che avevo provato finora solo alla spina, devo dire che anche in bottiglia mostra il suo fascino fra le eleganti note di caffè e nocciola.

Non vi erano dubbi sulla qualità e sulla bontà delle birre prodotte da Marco Valeriani, anzi, la curiosità era davvero moltissima e il mio rammarico saliva ogni volta che non avevo modo di accaparrarmi qualche esemplare.
Il solito mio auspicio (scaramanticamente lo ripeto tipo mantra) è di trovare queste ed altre produzioni di Hammer ma anche di altri birrifici italiani sugli scaffali o fra le spine dei locali che frequento, senza dover aspettare le fiere e i festival per berle.
E voi avete già provato le birre di Hammer?
Vi sono piaciute?
Cheers!


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