Non capita tutti i giorni di ritrovarsi a stappare una birra di Three Floyds Brewing!
Nonostante sia una collaborazione con il vagabondo brassicolo Mikkeller, si tratta comunque di una birra abbastanza difficile da trovare anche perchè non più in produzione.
Facciamo un passo indietro e spieghiamo un pò la storia di un mito chiamato Three Floyds.
E' la solita solfa trita e ritrita. stanchi delle lager industriali alcuni individui decidono di farsi la birra da soli, quella che più si adatta ai propri gusti.
Tutto parte nel 1996 quando Nick, Simon e Mike Floyd (rispettivamente figli e padre) decidono di avviare la loro produzione di birre non convenzionali (per usare la traduzione della loro stessa definizione delle proprie birre). Siamo in Indiana (Hammond), e dopo i primi successi i tre Floyds sono costretti a sposarsi in un'altra cittadina dell'Indiana, Munster per aumentare la produzione.
Le loro creazioni sono da subito apprezzate dagli abitanti della zona e ciò spinse il birrificio a realizzare anche un brewpub per dissetare i numerosi avventori.
Da dove nasce il mito Three Floyds allora? Al di là della qualità indiscussa delle birre, vi è il solito sito di rating Ratebeer che per diversi anni consecutivi ha decretato il birrificio americano come top mondiale e molte delle sue birre come le migliori al mondo nei rispettivi stili.
A questa situazione aggiungeteci che la produzione è abbastanza contenuta e che le birre targate FFF spesso sono introvabili persino al di fuori dello stato dell'Indiana.
Se volete approfondire l'argomento vi consiglio di dare un'occhiata a questo vecchio articolo.
Su questo alone di mistero i tre Floyds ci hanno ricamato alla grande e hanno sfruttato al meglio la sete di geek e nerd di tutto il globo per proporre addirittura un evento annuale il Dark Lord Day, che altro non è che la celebrazione di una loro birra (l'imperial stout Dark Lord appunto) che ogni anno viene presentata in una diversa versione.
Veniamo alla birra oggetto dell'articolo. Si tratta di un vero e proprio progetto brassicolo iniziato nel 2008 con Mikkel Borg Bjergsø di Mikkeller appunto. L'idea è quella di realizzare diversi american barley wine utilizzando ogni volta un cereale diverso. La birra di partenza è la Hvedegoop, un nome composto che varia ogni volta a seconda del cereale utilizzato. Esiste quindi la Oatgoop (avena), Ruggoop (segale), Boogoop (grano saraceno) e infine Risgoop realizzata con riso!
Ne esistono due versioni, una realizzata in Europa e una realizzata a casa Three Floyds. Le versioni sono distinguibili dal colore dell'etichetta, gialla per la versione europea, e blu per quella made in
Indiana. Il birrificio consiglia di provarle entrambe per carpire le differenze. A trovarle...aggiungo io.
Chiaramente la versione più rara è quella con l'etichetta blu ed è anche quella che ho stappato io sabato pomeriggio in compagnia di amici.
Versata nel bicchiere si presenta con un colore arancio carico e una bella schiuma ocra cremosa e di ottima persistenza. Al naso emergono subito note dolci di caramello, biscotti al burro e frutta dolce. In sottofondo arrivano sentori di luppolo, resina e pino di buona intensità nonostante sia un esemplare del 2012 e sopratutto nonostante non si tratti di una birra che fa della potenza luppolata il suo punto di forza. Eleganti note etiliche date dall'imponente titolo alcolemico. Man mano che la birra raggiunge una temperatura elevata emergono note che rimandano la mente alla soia. Meravigliosa. In bocca si presenta con poche bollicine e ripropone sostanzialmente quanto mostrato a livello olfattivo. Caramello, biscotto, albicocca e una suggestione di nespole mature. Poi arrivano i fendenti di resina, pompelmo e pino con punte amare a bilanciare la solida base dolce. Una birra che necessita di tempo per essere capita ed apprezzata. Una birra che va sorseggiata e ad ogni sorso sembra aprirsi ancora di più.
Cheers!
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martedì 22 marzo 2016
Three Floyds/Mikkeller - Risgoop
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