Secondo appuntamento di febbraio con la rubrica "
A tu per tu con...".
Oggi voglio parlarvi di una storia di solidarietà unita alla buona birra artigianale.
Il progetto
Vale la Pena nasce nel 2014 ad opera della Onlus
Semi (di) Libertà, con il cofinanziamento del Ministero dell'Università e della Ricerca e il Ministero della Giustizia, ed ha come mission quella di avviare alcuni detenuti del carcere romano di Rebibbia all'inclusione sociale al fine di contrastarne le recidive.
I detenuti ammessi al lavoro esterno che prendono parte a questo progetto, utilizzano, assieme agli studenti, un impianto situato nei locali dell'Istituto Tecnico Agrario "Emilio Sereni" di Roma.
Alcuni fra i maggiori birrai italiani hanno voluto dare il proprio apporto al progetto, collaborando con i detenuti al fine di creare birre di grande qualità.
Le
birre prodotte sono ben dodici e riprendono altrettanti stili. I nomi delle birre sono chiaramente in tema con il progetto; esistono quindi ad esempio, l'
american pale ale "Fai er Bravo" fatta con Orazio Laudi del birrificio
Turan, la
golden ale "Er fine pena" realizzata con Marco Meneghin di
Birra Stavio oppure la "Drago'n Cella" brassata in collaborazione con Luigi Schigi D'Amelio di
Extraomnes.
La
scorsa settimana questo progetto ha ricevuto un importante riconoscimento a livello europeo nell'ambito del contest
Transition. I vertici comunitari infatti hanno considerato Vale la Pena un esempio di buona pratica nonchè un format da esportare in altre realtà continentali.
Insomma, una delle poche volte in cui il nostro paese viene preso come modello dal resto della comunità europea.
Il fondatore di questo progetto, nonchè co-fondatore e presidente della onlus Semi (di) Libertà è
Paolo Strano con il quale ho scambiato qualche chiacchiera.
Ecco cosa mi ha raccontato.