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martedì 3 maggio 2016

Praga - Parte I: fra Vinohradský Pivovar e litri di Pilsner Urquell

Se avete il like alla pagina Facebook del mio blog avrete certamente seguito le mie scorribande birrose in quel di Praga. Vi racconto il mio viaggio birroso in questa prima parte!

Partiamo subito col dire che Praga è una città magnifica, la magia delle sue piazze, dei suoi edifici storici e delle sue chiese è qualcosa che vale davvero la pena vivere almeno una volta nella vita. Andarci quindi soltanto per rinchiudersi a bere una buona birra sarebbe davvero un vero peccato!
Ma la birra è parte fondamentale della vita dei praghesi! E io l'ho capito subito dopo il mio atterraggio all'aereoporto della capitale della Repubblica Ceca, dove campeggiava un enorme manifesto della Kozel, una delle birre (ormai commerciale - appartiene alla multinazionale SAB Miller -ndr) più diffuse.

Una cosa che occorre precisare sin da subito è che nei menu delle birrerie, pub o ristoranti accanto al nome delle varie birre vi sono dei gradi che vanno dai 10 a salire. Erroneamente il turista tende a spaventarsi in quanto sembra che il grado alcolico delle birre proposte è minimo 10! In realtà quelli indicati sono i gradi della scala Balling o i gradi plato del mosto. Ad esempio birre con 11° Balling hanno un corrispondente volume alcolico di circa 4,5°!
Altra cosa da tenere ben presente è il nome dei vari stili! Lo stile più diffuso è chiaramente quello delle bohemian pilsner ma che al di fuori della città di Plzeň sono chiamate Světlý! Anche le lager scure sono molto diffuse e quasi tutte i brewpub ne propongono una propria interpretazioni. In tal caso la parolina magica da imparare è Tmavý.
La cosa più importante di tutte ve la dico ora: i prezzi delle birre sono ridicoli! Si parte da un minimo 40 corone (ossia circa 1,60 €), con le quali è possibile bere un bel dimpled mug da mezzo litro! Una sorta di paese dei balocchi per l'appassionato italiano che a quelle cifre in patria non trova praticamente nulla degno di nota.
Bene, ora siete pronti per seguirmi in questa prima puntata del mio viaggio a Praga!



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Ingresso Vinohradský Pivovar 
Sono atterrato all'incirca a mezzogiorno di giovedì in terra ceca e dopo aver svolto le operazioni di rito (cambio degli euro in corone ceche ad esempio) ho raggiunto il mio hotel che si trovava praticamente sotto la fermata Želivského della Metro A. Ho fame ma sopratutto sete ed una sola fermata da me (Flora) si trova Vinohradský Pivovar, brewpub aperto nel 2014 che oltre alle tre birre prodotte in loco, anche una buona scelta di cibo in perfetto stile ceco. Arredamento e posto frequentato solo da gente locale (almeno all'orario in cui ho pranzato io). La maggioranza dei tavoli era occupata da gente che lavorava al pc sorseggiando un bel boccale di birra. Semmai ce ne fosse ancora bisogno, ho avuto una bella istantanea dell'importanza della birra per i praghesi. Mi accomodo anche io quasi di fronte all'oblò che mostra la sala cottura al piano inferiore e ordino la Vinohradská 11, il primo esempio di Světlý con cui ho un approccio. Biondo lievemente torbido con una bella testa di schiuma bianca, compatta di ottima persistenza. Naso che mostra fragranti note maltate, di pane appena sfornato e una spolverata di erba appena tagliata. Pulitissima in bocca con chirurgici tagli erbacei che rinfrescano e le donano un potere dissetante elevatissimo. Il bicchiere evapora in poco tempo e nel frattempo che mi arrivi l'ordinazione del pranzo decido di affacciarmi nella sala cottura dove è in corso una cotta. L'impianto in rame ha la capienza di 25 ettolitri, è a fiamma diretta e proviene dalla Germania. La fermentazione avviene in tini aperti, i maturatori invece parlano un pò di italiano, secondo le informazioni che ho raccolto su internet infatti dovrebbero provenire da Bolzano. Al timone di tutto c'è Franz Richter con una formazione alla Doemens Academy e birraio a tempo pieno dal 2004.
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Impianti Vinohradský Pivovar 
Apprendo dal sito ratebeer che il brewpub ha realizzato altre otto birre fra cui anche una IPA e una APA, che non erano disponibili alle spine ma che comunque avrei saltato, essendo andato in Repubblica Ceca per bere tutto fuorchè IPA e simili.

Ritorno al mio tavolo per consumare il mio pranzo e per ordinare la Vinohradská 12 che dovrebbe essere anche conosciuta come Ležák 12, birra appartenente sempre allo stile precedente ma con un colore leggermente più scuro. Qui l'apporto del malto, con sensazioni di biscotto e cereali, è un poco più pronunciato rispetto alla precedente pur lasciando spazio a buone punte rinfrescanti di erba appena tagliata. Ottima fattura anche per questa birra! Ordino la terza birra disponibile alla spina: la Jantar 13 il cui nome completo dovrebbe essere Jantarova 13.
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Jantar 13, Vinohradská 12, Vinohradska 11 
Lo stile di riferimento in questo caso è quello delle  Polotmavý, che dovrebbero essere simili alle Vienna. In ogni caso nel boccale mi arriva una birra di colore ambrato con una bella schiuma bianco sporco, cremosa e di buona persistenza. Qui abbiamo pane, cereali e un accenno di caramello. Il lavoro del luppolo è segregato al solo ruolo di comparsa. La birra risulta godibile e ben fatta.
Il mio avvio con Praga è nato sotto i migliori auspici, birre deliziose, dissetanti ed interessanti. Lascio questo brewpub decisamente soddisfatto e mi dirigo verso il centro a fare un pò di sano turismo.
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Pilner Urquell

Vi accennavo della denominazione ufficiale delle pils ceche al di fuori della città di Plzeň . In tutta Praga però la regina delle bohemian pilsner non può che essere la Pilsner Urquell, sorella autentica di quella che ci troviamo noi nei supermercati! Per il mercato interno infatti la birra non subisce pastorizzazione, anche per via dell'elevato consumo. E' pressochè impossibile quindi non trovarsi ad ordinarne una. Ed è quello che ho fatto io la sera del primo giorno in un locale al centro. Mi ero fermato per un boccone veloce e per ripararmi dal gelido vento che soffiava sulla Piazza della Città Vecchia (Staroměstské náměstí). Nell'immancabile dimpled mi arriva la madre di tutte le pils, con il suo biondo luminoso e la sua schiuma compatta, fine e persistente. Birra decisamente diversa dai fantasmi che tante volte ho stappato in Italia. Purtroppo però avverto anche una punta di diacetile che un pò ne penalizza la bevuta. L'altra birra alla spina è la Velkopopovický Kozel che lascio volentieri alla spina dopo la già non esaltante esperienza con la Urquell.
La signora Urquell si rifarà però nei giorni successivi quando la incontrerò di nuovo in uno dei locali più autentici e particolari che ho visitato: U zlatého tygra, di cui vi parlerò meglio nella seconda parte del racconto!
Cheers...anzi Na zdraví!

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